Pittori di nuvole
Bianche o cariche di pioggia, le nuvole erano un soggetto molto studiato dai pittori che visitavano l'Italia: passiamone in rassegna alcuni, da Pierre-Henri de Valenciennes a William Turner
L’ultima cosa che ho disegnato per Viaggio in Italia sono delle nuvolette che scivolano dolcemente nel cielo della copertina. È stata davvero un’aggiunta dell’ultimo minuto, mentre nelle tavole interne le nuvole compaiono raramente: i cieli sono quasi tutti azzurri, magari di azzurri diversi, e ho disegnato le nuvole solo quando era strettamente necessario, perché nel testo si parlava di un temporale in corso o in arrivo. In ogni caso con la mia brush pen era molto più semplice disegnare nuvole nere e temporalesche che nuvolette bianche in un cielo sereno. Le nuvole sono quindi tra i tanti elementi non essenziali - come le imbarcazioni nel mare o i passanti per strada - che avrei potuto aggiungere solo con molto più tempo a disposizione.
Un fumetto non è un dipinto e a me va benissimo così, ma certo i pittori paesaggisti che dipinsero l’Italia tra 1700 e 1800 avrebbero disapprovato. Per molti di loro i cieli italiani erano ottimi per studiare le nuvole. Così, per farmi perdonare, ho pensato di dedicare questa puntata della newsletter ai pittori di nuvole, quelli per cui un cielo pieno di nubi era un soggetto di per sé, anche senza altri elementi del paesaggio.
Il primo dev’essere senza dubbio Pierre-Henri de Valenciennes, che visse a Roma dal 1777 al 1781. Valenciennes, nel suo saggio/manuale per artisti del 1799 Elementi di prospettiva pratica1, spiegò l’importanza e la difficoltà di studiare bene le nuvole, in modo da non farle assomigliare a “delle rocce sospese nell’aria”. Per citare la canzone di Pier Paolo Pasolini e Domenico Modugno, chiediamo a Valenciennes: Cosa sono le nuvole?
Le nuvole sono un ammasso più o meno considerevole d’acqua ridotta in vapore che è sostenuto dall’aria, e che vaga trasportato dal vento.
Quando questa massa è divisa, prende diverse forme, tutte diverse in spessore, lunghezza e larghezza: l’aria opera tutte queste divisioni che offrono spesso all’Artista uno spettacolo delizioso e magnifico.
Siccome queste forme moventi cambiano a ogni istante, si allargano, si restringono, si squarciano, si separano o si mescolano con altre, è impossibile metterle in Prospettiva secondo le regole ordinarie: ma dato che esiste una Prospettiva a loro propria, che è quella del Sentimento, bisogna che l’Artista studi bene le loro forme e i loro movimenti; […[ È attraverso questo studio ponderato che apprenderà a donare al cielo la forma concava, così difficile da rappresentare […]
Ci sono molti pochi artisti che sanno comporre un cielo nuvoloso. Hanno osservato e reso bene la forma delle nuvole, ma siccome non conoscono la Prospettiva, capita molto spesso che il loro cielo, invece di essere concavo, sia convesso, malgrado i loro sforzi per ottenere l’effetto contrario.
Pochi anni dopo la partenza di Valenciennes dall’Italia, nel 1786 arrivò a Roma il pittore fiammingo Simon Denis. Lui era davvero un amante delle nuvole. Denis, tra l’altro, non lasciò mai più l’Italia. Sposò una romana, Altomira Garavini, e nel 1806, dopo vent’anni trascorsi a Roma e a Tivoli, si trasferì a Napoli e divenne pittore di corte di Giuseppe Bonaparte (siamo in piena epoca napoleonica). Insegnò anche all’Accademia di belle arti e morì a Napoli nel 1813.
Qualche anno dopo, tra il 1823 e il 1828, arrivò a Roma il pittore tedesco Johann Heinrich Schilbach, pronto a riempire i suoi taccuini con studi di cielo. Purtroppo ho trovato solo quello qui sopra.
La campagna romana era evidentemente un ottimo posto dove osservare le nuvole. Il pittore tedesco Carl Blechen, che fece il suo viaggio in Italia nel 1828-29, la frequentava spesso e dipinse diversi studi di nuvole.
Siamo in pieno Romanticismo ed evidentemente non era più tempo di nuvole soffici e vaporose come quelle di Valenciennes e Denis!
Tuttavia tutti questi artisti condividevano l’esperienza della pittura en plein air, all’aperto, e i loro studi spesso erano eseguiti in acquerello o a olio su fogli di piccole dimensioni, tracciati velocemente, anche perché le nuvole passano in fretta!
Sicuramente quello che più dipinse le nuvole fu William Turner. La quantità di studi di nuvole e cieli e tramonti presenti nei taccuini del pittore inglese è impressionante (vedi ad esempio questo taccuino fatto solo di nuvole), anche se è impossibile capire dove siano stati eseguiti. Oltre agli studi, poi, ci sono i dipinti veri e propri: qui le nuvole non le guardiamo più da lontano, anzi si mescolano all’acqua o al vapore o alle montagne, e a noi sembra proprio di esserci dentro.
Quanto passano inosservate le nuvole nella vita quotidiana! L’altro giorno stavo passeggiando e ho sentito dei turisti dire “wow!”. Stavano fotografando delle belle nuvolette illuminate dalle prime, basse luci del tramonto. Ma chi ci fa più caso?
Però quella scena mi ha fatto venire in mente di quando tornavo in Italia dalla Cina e mi meravigliavo di quanto fosse bello il nostro cielo. Lì, su quelle metropoli inquinate, gravava sempre un velo grigiastro e mi sorprendevo letteralmente dei nostri azzurri e delle nuvolette bianche e leggere.
Poi, ci ho rifatto l’abitudine purtroppo
meraviglia!!