A Bergamo sulle tracce di Mary Shelley
Giovedì 6 febbraio sarò a Bergamo per presentare "Viaggio in Italia", nel frattempo ecco come la descrivevano Mary Shelley, Stendhal e Saul Steinberg
Sono sempre molto contento quando mi capita di parlare del mio lavoro in contesti inusuali per i fumetti, è uno dei motivi per cui, anni fa e molto prima di avere qualcosa da raccontare, decisi che fare i fumetti poteva essere una buona idea: c’erano moltissime cose ancora da fare e tanti territori da esplorare (e ci sono ancora!). Dati i temi che ho trattato nei miei libri, mi capita abbastanza spesso di uscire dal tradizionale mondo del fumetto. Succederà ad esempio il 6 febbraio a Bergamo, dove andrò a presentare Viaggio in Italia (Coconino Press).
Ne sono particolarmente orgoglioso perché la presentazione inaugura la seconda edizione della rassegna La poesia del rispetto - Incontri di bellezza, organizzata dall’associazione Le Iris di Tribecco, fondata da Cristina Mostosi in seguito al femminicidio della sorella Paola. Tra gli obiettivi dell’associazione c’è il contrasto alla violenza contro le donne anche attraverso la cultura e la bellezza. La poesia del rispetto prevede 14 incontri dal 6 al 22 febbraio: qui c’è il programma completo. Tutti gli incontri si tengono alle 18.30 alla Sala Manzù, in via Camozzi, passaggio via Sora. Insomma se siete in zona spero di vedervi, se no spargete la voce!
Tra gli altri segnalo l’appuntamento con l’amica fumettista Alice Milani, che il 20 febbraio parlerà del suo ultimo libro Sofia Kovalevskaja – Vita e rivoluzioni di una matematica geniale (Coconino Press). Proprio con Alice, alcuni anni fa, quando mi occupavo del progetto di giornalismo a fumetti Graphic News, avevamo lavorato a un reportage/intervista sull’attività della Casa delle donne di Bologna intitolato Pensavo fosse amore (potete leggerlo qui): devo dire una delle cose di cui vado più orgoglioso, Alice è bravissima.
Tornando a Viaggio in Italia, da questo mese ricomincio a girare per presentarlo. La prima tappa è dunque Bergamo, dove non sono mai stato… e in questi casi ho ormai l’abitudine di andare a controllare se qualcuno dei viaggiatori protagonisti del mio fumetto è passato nei luoghi che mi accingo a visitare. Nel caso di Bergamo ce ne sono diversi!
Mary Shelley visitò Bergamo durante il suo secondo soggiorno in Italia, nel 1840, quando viaggiava insieme al figlio Percy Florence. Mary e il suo gruppo soggiornavano a Lecco, sulle sponde del lago di Como, e da lì fecero una gita a Bergamo, noleggiando un calesse. In A zonzo per la Germania e l’Italia, la scrittrice descrive così la strada per raggiungere Bergamo (ricordo che allora era tutto impero austro-ungarico!):
Oh, quanto saranno riluttanti gli austriaci se mai dovessero perdere la presa su questa bella provincia, fertile e abbondante nell’agricoltura, - le sue colline adorne di tanti villaggi, e punteggiate da ville. Queste numerose case di campagna sono la peculiarità e la bellezza di questa regione: come nei dintorni di Firenze, lo stesso vale per tutte queste colline, che formano dei gradini tra le Alpi e le Pianure della Lombardia, rallegrate da numerose ville, ognuna circondata da terreni piantati ad alberi, tra cui le spire dei cipressi si elevano con scura maestosità. I campi avevano addosso il loro vestito migliore; l’uva maturava al sole\il granturco - la seconda coltura in questa terra di abbondanza - pienamente cresciuto, ma non del tutto maturo.
La ricchezza della scena è così piacevole che il primo effetto del passaggio dal lago solitario e circondato dalle montagne alla vista della pianura e dei villaggi e del paesaggio aperto, ha sollevato il mio morale in una marea di gioia. Eravamo molto allegri durante il viaggio.
Un’idea del paesaggio descritto da Mary ce la può dare questa litografia realizzata nel 1849 dal pittore francese Alfred Guesdon, parte della serie L’Italia a volo d’uccello.
Guesdon si era specializzato in questo tipo di vedute, che erano effettivamente le prime da così in alto, e infatti per realizzarle saliva su una mongolfiera! Non ho trovato molti altri artisti che abbiano raffigurato Bergamo, però c’è almeno un disegno di Saul Steinberg. Steinberg, illustratore rumeno poi naturalizzato statunitense, era arrivato in Italia nel 1933 per studiare architettura a Milano, ma quasi subito aveva iniziato a disegnare per riviste come Bertoldo e Settebello. Le leggi razziali promulgate dal fascismo lo costrinsero prima a smettere di lavorare (ma riuscì comunque a diplomarsi) e poi a lasciare l’Italia, non prima di aver passato un periodo recluso a San Vittore e poi confinato a Tortoreto, in Abruzzo.
Torniamo alla strada per Bergamo: il paesaggio descritto da Mary Shelley è lo stesso visto da Stendhal qualche decennio prima, nel 1801, quando il futuro scrittore, allora giovanissimo, si trovava di stanza a Milano con le armate francesi e da lì veniva mandato in giro per la pianura padana. Nel suo diario si parla due volte di Bergamo:
12 fiorile 1801 (2 maggio)
La strada da Milano a Bergamo è superba e nel più bel paese del mondo.
27 e 28 pratile (27 e 28 giugno)
Ho fatto con il generale Michaud delle grandi passeggiate a cavallo. Il territorio di Bergamo è veramente il più bello che io abbia mai visto.
In città però Mary Shelley non trovò altrettanta bellezza, almeno per quanto riguarda l’alloggio…
C’è una fiera a Bergamo; è durata tre settimane, e il gran via vai è finito. Ci hanno detto che le locande sono pessime; Non so se abbiamo trovato posto nella migliore, ma so che potremmo a stento trovarne da qualche parte una peggiore. L’aspetto di tutta la dimora è trascurato e squallido; le camere da letto sono spoglie e desolate, e un rettile ripugnante è stato trovato sulle pareti. I camerieri sono sporchi, rozzi animali, ricordano quella tipologia di essere umano che si può incontrare nelle strade di Londra o Parigi - sembra che non si siano mai lavati né che si siano mai tolti gli abiti; come se anche il concetto di queste benedizioni fosse a loro ignoto. La cena è immangiabile per via dell’aglio. Ovviamente, il conto domattina sarà inconcepibilmente alto.
Questo passaggio è interessante perché tornano alcune osservazioni che Mary e suo marito Percy avevano fatto nel loro soggiorno in Italia di molti anni prima (dal 1818 al 1823): questa maledizione dell’aglio, ad esempio, che io non saprei proprio riscontrare nella cucina italiana contemporanea. E poi è interessante che i camerieri sporchi e rozzi non siano più visti come dei semplici “selvaggi”, ma vengono accomunati al sottoproletariato delle grandi metropoli di allora.
Mary e il suo gruppo erano a Bergamo principalmente per andare all’opera. Ad attrarli era il basso Ignazio Marini, in quel momento molto in voga.
Essendo affaticata, non sono andata nella città alta per vedere la vista, che è molto ampia, e al tramonto particolarmente grandiosa. Ma all’opera siamo andati. Il teatro è spazioso e bello; ma le tende e gli ornamenti dei palchi erano molto pesanti e ingombranti; c’era anche la solita abitudine italiana di avere poca luce nei loro teatri, tranne che sulla scena, a tal punto che eravamo quasi allo scuro, e non potevamo leggere il nostro libretto.
L’opera era il Mosè in Egitto di Gioacchino Rossini (1818) - “nessuno dei cantanti era bravo eccetto Martini”, è la recensione di Mary. Ma c’era anche un balletto, ed era la prima apparizione a Bergamo di Fanny Cerito - “leggera, aggraziata, simile a una Silfide1, e molto carina” - una ballerina famosa all’epoca anche per la rivalità con la collega Maria Taglioni (che Mary preferiva).
Nell’originale Mary scrive sylphlike: nella mitologia germanica le Silfidi sono spiriti del vento e dei boschi.
Quante volte sono (Philip here) stato a Whitby da bambino. Non c'è bisogno di immaginazione per entrare nell'atmosfera del suo romanzo più famoso.