L'invenzione dell'acquerello
Nel 1778 il pittore svizzero Louis Ducros documentò il suo viaggio nel Sud Italia con centinaia di acquerelli. Ma erano stati gli artisti inglesi, nei loro viaggi, ad adottare per primi questa tecnica
La pittura a base di acqua è antichissima, ma gli acquerelli per come li intendiamo oggi hanno un origine molto più vicina a noi. Si diffusero in Inghilterra nel corso del ‘700, quando un nutrito gruppo di artisti cominciò a utilizzarli per le proprie opere. Spesso era proprio il viaggio in Italia l’occasione ideale per sperimentare la nuova tecnica: rapidi e facili da trasportare, gli acquerelli si prestavano bene a essere utilizzati dagli artisti in viaggio, e infatti le opere di alcuni di loro (William Pars, John Warwick Smith) sono già comparse qua e là in questa newsletter. In Inghilterra nacquero anche i primi kit per artisti, in particolare William Reeves, nel 1781, inventò gli acquerelli in panetti o pastiglie1.
Ma perché l’acquerello ebbe successo proprio in Inghilterra? Probabilmente ebbe un ruolo anche il colonialismo in cui gli inglesi si stavano allora lanciando. Fino a quel momento gli acquerelli erano stati utilizzati soprattutto per illustrare libri di storia naturale (ad esempio di botanica, come aveva fatto anche Albercht Dürer secoli prima). Ora gli inglesi li usavano per riportare in patria immagini dai paesi su cui stavano mettendo le mani. C’è anche un precursore molto interessante, che risale alla fine del ‘500, al primo tentativo inglese di colonizzare il Nord America: John White accompagnò la spedizione sull’isola Roanoke (al largo dell’attuale North Carolina, Stati Uniti) e utilizzò gli acquerelli non solo per tracciare mappe e dipingere flora e fauna, ma anche per mostrare gli usi e i costumi dei nativi dell’isola. Fu il primo europeo a raffigurarli2.
Tornando in Italia, tra il ‘700 e l’800 era dunque comune utilizzare gli acquerelli per gli artisti che si mettevano in viaggio lungo la penisola. Ne dipinse anche Kniep, il giovane pittore assoldato da Goethe per accompagnarlo (e per disegnare) il suo viaggio in Sicilia. Tuttavia gli acquerelli di Kniep raffigurano principalmente paesaggi, vedute di templi, e a dire la verità li trovo un po’ smorti… non sono stati molto utili per farmi un’idea di come disegnare a mia volta il viaggio siciliano di Goethe. Cercando immagini di locande, strade, mezzi di trasporto del ‘700 in Sicilia mi sono imbattuto invece negli acquerelli di Louis Ducros.
Ducros era un pittore svizzero, uno dei tanti artisti stranieri che nella seconda metà del ‘700 si erano stabiliti a Roma e lavoravano principalmente su commissione per altri viaggiatori (un altro esempio che abbiamo incontrato in questa newsletter è Angelica Kauffmann). Nel 1778 Ducros accettò di accompagnare quattro viaggiatori olandesi nel loro viaggio attraverso l’Italia meridionale, dalla Campania alla Puglia alla Sicilia, fino a Malta. Nel corso del viaggio Ducros realizzò centinaia di acquerelli, poi raccolti nell’album Viaggio in Italia, in Sicilia e a Malta e oggi conservati al Rijksmuseum di Amsterdam3. In realtà la produzione “ufficiale” di Ducros è piuttosto seriosa: nel corso della sua carriera dipinse tantissimi acquerelli, ma quelli realizzati durante il viaggio secondo me hanno una freschezza che gli altri non possiedono. Per me sono una miniera d’oro perché finalmente riesco a farmi un’idea più precisa di cosa voleva dire viaggiare ai tempi di Goethe.
Il viaggio di Ducros e compagni si svolse tra aprile ed agosto: partirono da Napoli per poi passare da Avellino e dirigersi in Puglia. Dopo Bari, Brindisi, Lecce e Gallipoli, il gruppo risalì la costa fino ad arrivare in Calabria e da Reggio imbarcarsi per la Sicilia. Ecco i viaggiatori che attraversano il fiume Garigliano, al confine tra Lazio e Campania, utilizzando una zattera come traghetto: una scena che ho trovato descritta identica da Herman Melville, quando un secolo dopo si trovò ad attraversare il Po.
Alberghi e locande erano davvero un soggetto poco rappresentato. Ducros è stato l’unico a mostrarmi finalmente l’interno di uno di questo luoghi, in particolare la sala comune dell’albergo in cui il gruppo alloggiò a Barletta.
Non sempre però queste locande brillavano per igiene. Ecco quindi il signor Niewkerke, uno dei viaggiatori olandesi che Ducros accompagnava, che dorme coprendosi con un lenzuolo per ripararsi da pulci e altri insetti.
A volte questi viaggiatori facevano cose che oggi sarebbero proibitissime davanti a dei reperti archeologici. Qui ad esempio il signor Dierkens si arrampica sulle mura di un tempio per misurarlo.
La maggior parte degli acquerelli di Ducros rappresentano giustamente paesaggi, tuttavia molti di questi dipinti hanno un formato orizzontale che non si presta bene a essere visualizzato qui (rimando ai link che trovate nelle note). Tra le centinaia a disposizione, ne scelgo alcuni che offrono un punto di vista inedito.
Tornato a Roma, Ducros aprì un suo studio in via della Croce e divenne un importante incisore, anche se era conosciuto soprattutto come acquarellista. Il collezionista inglese Sir Richard Colt Hoare diceva che la scoperta della potenza dell’acquerello era da attribuirsi proprio a Ducros4. Ma nel 1793, con gli echi della rivoluzione francese che si diffondevano anche in Italia, il pittore dovette lasciare Roma perché sospettato di essere un giacobino. Si rifugiò prima in Abruzzo e poi a Napoli. Ducros lasciò definitivamente l'Italia nel 1807, tre anni dopo morì a Losanna.
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Vedi l’articolo Watercolor Painting in Britain, 1750–1850 sul sito del Met Museum.
Vedi l’articolo Sketching the Earliest Views of the New World su Smithsonian Magazine.
Gli acquerelli di Ducros sono raccolti in tre album, per ora sono stati digitalizzati il primo e il secondo. Oppure li trovate raccolti in questa pagina.
Vedi la voce Louis Ducros sull’Enciclopedia Treccani.