Paul Klee al porto di Genova
Il pittore tedesco visitò l'Italia giovanissimo, tra il 1901 e il 1902, e raccontò il suo viaggio in un diario sorprendente
Nel corso dei secoli l’Italia è stata per forza di cose meta di moltissimi pittori, ma pochi hanno lasciato una testimonianza scritta del loro viaggio. Una notevole eccezione è quella di Paul Klee, che visitò l’Italia giovanissimo e raccontò quel viaggio in uno dei suoi diari (i diari di Klee sono quattro, vanno dal 1898 al 1918, ma furono pubblicati solo nel 19571)
Anche se siamo già nel ‘900, il suo itinerario è ancora quello classico: una breve tappa a Milano, poi Genova, Pisa, Livorno, Roma e Napoli e poi di nuovo Roma e Firenze sulla via del ritorno. Klee aveva all’epoca 21-22 anni e il suo percorso artistico era ancora tutto da costruire: nei tre anni precedenti al viaggio italiano aveva studiato a Monaco di Baviera, dove aveva conosciuto la pianista Lily Stumpf. Nel giugno del 1901 si erano fidanzati, ma quasi subito avevano deciso di separarsi: “Lily - scrive Klee - voleva lasciarmi tempo per crescere, professionalmente e non solo. Parlò di otto anni. Anche lei voleva fare progressi durante quel lasso di tempo”. Pochi mesi dopo Klee arrivava in Italia: il suo diario di quel periodo, dall’ottobre 1901 al maggio 1902, alterna momenti di profonda malinconia - accompagnati da un preoccupante consumo di vino vermouth di Torino e di vino rosso di Frascati - ad altri di rinnovata speranza, specie quando riceveva una lettera da Lily.
Stranamente, tra i quattro diari proprio quello italiano conserva pochissimi disegni. Si trovano invece partiture scritte a mano dei motivi delle opere a cui Klee assisteva nei teatri italiani (aveva anche una formazione da violinista), frammenti di poesie e soprattutto una qualità di scrittura che non sospettavo. Dopo una breve tappa a Milano, Klee arriva a Genova, ed ecco come descrive la vita del porto:
Avevo avuto una vaga idea del mare, ma non della vita di un porto. Vagoni ferroviari, gru minacciose, magazzini, e persone; camminano lungo i moli, calpestano il cordame. Scappiamo da gente che tenta di noleggiarci barche: “La città, il porto”, “Le corazzate americane”, “I fari!”, “Il mare!”. I paletti di ferro come sedili. Il clima non familiare. Navi a vapore da Liverpool, Marsiglia, Brema, Spagna, Grecia, America. Rispetto per la vastità del globo. Di certo diverse centinaia di navi a vapore, per non parlare delle innumerevoli barche a vela, vaporetti, rimorchiatori. E poi le persone. Là, i tipi più stravaganti con i fez. Qui sul bacino, una folla di emigranti dal Sud Italia, ammucchiati (come lumache) nel sole, gesti agili come quelli di una scimmia, madri che allattano. I bambini già grandi che giocano e litigano. Un venditore si fa strada attraverso la folla con un piatto fumante (frutti di mare) portato dalle cucine galleggianti. Da dove arriva il forte odore di olio? Poi gli scaricatori di carbone, dall’aspetto robusto, agili e veloci, scendono dalla nave mezzi nudi con fardelli sulla schiena (i capelli protetti da un fazzoletto), salgono sul molo attraverso una lunga asse, fino al magazzino dove fanno pesare il loro carico. Poi, liberi del peso, lungo una seconda asse dentro la nave, dove un cesto appena riempito li aspetta. Persone prese in un ciclo continuo, abbronzate dal sole, annerite dal carbone, selvagge, sprezzanti. Laggiù, un pescatore. L’acqua disgustosa non può contenere nulla di buono. Come in ogni altro luogo, non si prende mai nulla. Arnesi da pesca: una corda spessa, con una pietra legata, la zampa di una gallina, una conchiglia.
Sulle banchine stanno case e magazzini. Un mondo a sé.
Queste righe mi hanno fatto pensare alle fotografie di Lisetta Carmi ai camalli (i facchini) del porto di Genova2: anche se risalgono agli anni ‘60, sembra proprio di vedere le scene descritte da Klee.
Negli anni successivi Paul e Lily, finalmente sposi nel 1906, visitarono diverse volte l’Italia, in particolare nel 1924 passarono alcune settimane in vacanza in Sicilia3: da quel soggiorno nacque uno dei rarissimi dipinti figurativi di Klee, intitolato Mazzarò.
Diari 1898-1918, pubblicati in Italia da Il Saggiatore (qui l’anteprima).
Sono raccolte in Genova 1960/1970, Humboldt Books.