Benvenuti in Italia
Prima degli aerei c'erano solo due modi per entrare in Italia: o attraversando le Alpi oppure via mare. In ogni caso il momento dell'arrivo era sempre descritto con emozione dai nostri viaggiatori
Questo è il post che da qualche giorno riceve, come mail di benvenuto, chi si iscrive alla versione a pagamento di questa newsletter (per chi si è iscritto proprio in questi giorni: qui in fondo ci sono in più due tavole mie). Dato che cominciamo ad avere un “archivio” importante (siamo circa a 75 puntate: ebbene sì, sono un grafomane), ho pensato questo post come una guida per esplorare i vari contenuti: da qui si può entrare in Italia da vari punti di accesso e seguire il viaggio di un determinato artista.
Trovo sempre emozionante il momento dell’ingresso in Italia, che è sempre descritto nelle lettere e nei diari di scrittori e artisti che sto studiando per realizzare il mio nuovo fumetto. Per molti è un momento agognato da anni, per altri più che un viaggio è una fuga, in ogni caso è un passaggio.
Per come è fatta la penisola, prima degli aerei, c’erano solo due modi di entrare in Italia: o attraversando le Alpi oppure via mare. Parliamo naturalmente dell’Italia fisica e non di quella politica, che ha i confini che conosciamo solo da poco tempo: tuttavia anche nel ‘700 e nell’800 i viaggiatori sapevano chiaramente quando stavano entrando in Italia, anche se giuridicamente si trovavano nell’Impero Austro-ungarico o nella Francia “espansa” di Napoleone. Non tutti i punti di ingresso che ci sono oggi ci sono sempre stati: ad esempio il traforo del Monte Bianco è stato aperto nel 1965, quello (ferroviario) del Frejus nel 1871. Quasi tutti i viaggiatori dal nord Europa entravano in Italia attraversando le Alpi - e gli italiani infatti li chiamavano “oltremontani”. Via mare arrivavano invece gli americani, che spesso proseguivano verso o tornavano dalla Grecia, e qualche inglese.