Fango
A Bologna l'alluvione ha colpito strade che percorro quasi ogni giorno, da anni. E si è inevitabilmente riversata anche in questo breve diario disegnato
Via Andrea Costa è quella di sempre fino all’altezza della farmacia, poi iniziano le pozzanghere beigioline, poi la strada diventa tutta marroncina ed è interrotta, piena di ragazzi con pale e stivali e vigili del fuoco. Perché c’è un gommone davanti alla chiesa di San Paolo di Ravone? Cento metri più avanti, è di nuovo la solita via Andrea Costa, come se nulla fosse mai accaduto. Avevo letto della disparità delle alluvioni, di come una leggera pendenza possa fare la differenza tra la normalità e il cataclisma, ed eccola materializzata.
Cerco tra i nomi dei colori la tonalità che corrisponda esattamente a questo fango che in poche ore si è preso le strade e ora ricopre gli stivali di gomma dei volontari, i copertoni delle auto, gli oggetti tirati fuori dalle cantine. Lavatrici, materassi, bancali, tricicli di bambini, piumoni, comodini, ventilatori. E libri, tantissimi libri. Ora sono tutti ricoperti dallo stesso colore giallo-bruno: è un’ocra gialla, una terra di Siena o una terra d’ombra? Bisogna cercare tra le sfumature delle terre, perché ora tutti questi oggetti, amalgamati in masse informi a bordo strada, sembrano in procinto di ritornare a un’argilla primordiale.
È una materia fangosa che si attacca ovunque, alle scarpe, ai vestiti, alle ruote della mia bici, e si sparge dappertutto. Trasportata dai passi dei curiosi e dalle ruote dei mezzi di soccorso, nei giorni successivi all’alluvione ricopre di una patina sabbiosa tutta questa parte della città, che ora appare come sbiadita.
La chiesa di San Paolo di Ravone è anche lei gialla, ma di una tonalità più luminosa, di quel color zabaione che da sempre associo a Bologna. Invece a quella denominazione - “di Ravone” - non avevo mai pensato fino all’anno scorso. E credo nemmeno quelli che ci abitano sopra e che adesso hanno cantine e negozi allagati. Tutta una mappa di canali e torrenti sotterranei si dipana sotto la città, ma nessuno sembra sapere con precisione da dove passino. Casa mia è a metà tra il Ravone e il rio Meloncello, credo di aver capito questo. Casa mia è in salita o discesa, la stessa salita che maledico quando torno in bici e che ora non mi sembra così male.
Circa una settimana dopo l’alluvione, il sole fa per la prima volta capolino sulla città. Allora esco a fare una passeggiata, seguendo il portico di via Saragozza. Il Ravone passa anche di qui, ma tutto sembra dimenticato tra i passanti che vanno verso San Luca e i soliti corridori che si allenano a scansarli. Poi il portico fa una leggera curva e ancora una catena di volontari sta svuotando una cantina. Di nuovo quel color argilla. La cantina si svuota e l’ammasso di libri e giornali ormai rovinati cresce sempre di più. Mi viene in mente una scena da La città incantata, dove il dio del fiume vomita tonnellate di oggetti e rifiuti depositati sui suoi fondali.
Due link:
Plat - Piattaforma di intervento sociale (Instagram o Facebook) è una rete che ha fornito sostegno alla popolazione già durante l’alluvione del 2023 in Romagna e ora si è mobilitata per quella di Bologna. Ha anche delle idee sul perché questi fenomeni siano sempre più frequenti e poi si occupa di molte altre cose, dalla casa alla scuola.