La torre che non cade
Twain, Dickens e Melville hanno raccontato cosa si prova a salire in cima alla Torre di Pisa. E René Magritte e Keith Haring hanno anche provato a raddrizzarla
Nel film Superman III (1983) di Richard Lester, a un certo punto Superman diventa cattivo. Dopo essere stato esposto a una certa dose di kryptonite, il supereroe diventa egoista e si dedica a una serie di atti vandalici, tra questi: raddrizzare la Torre di Pisa, per la disperazione di un improbabile venditore di souvenir che canticchia in napoletano.
Verso la fine del film, tornato buono, Superman riparerà al misfatto raddrizzando la torre, restituendole cioè quell’equilibrio incantato che nel corso dei secoli, molto prima di questa apparizione cinematografica, ha reso il Campanile di piazza dei Miracoli così affascinante per tanti artisti e scrittori. Mi sembra di non aver ancora mai scritto della Torre di Pisa in questa newsletter, così ho pensato di raccogliere qui alcuni brani e opere a lei dedicati.
Nel suo libro di viaggio del 1869 Gli innocenti all’estero, Mark Twain ci offre una breve descrizione della torre.
A Pisa siamo saliti in cima alla più strana struttura che il mondo abbia mai conosciuto - la Torre Pendente. Come tutti sanno, è alta all’incirca 180 piedi, e prego di notare che 180 piedi sono l’altezza di quattro normali edifici di tre piani messi uno sull’altro, ed è una considerevole altezza a cui aspirare per una torre di spessore uniforme, anche se stesse dritta - questa invece pende per più di tredici piedi dalla perpendicolare. Ha settecento anni, ma nessuna storia o tradizione spiega se sia stata costruita così, di proposito, o se uno dei suoi lati abbia ceduto. Non c’è nessun documento che dica che sia mai stata dritta. È fatta di marmo. Ha una struttura ariosa e bella, e ognuno dei suoi otto piani è circondato da colonne scanalate, alcune di marmo e altre di granito, con capitelli corinzi che devono esser stati bellissimi quando erano nuovi. È un campanile, e sulla sua cima è appeso un grappolo di antiche campane.
A stare sulla sommità, non ci si sente per niente a proprio agio quando si guarda giù dal lato più alto; ma strisciare sul petto fino all’orlo della parte più bassa e cercare di allungare il collo abbastanza per vedere la base della torre, è una cosa che fa accapponare la pelle e che, nonostante tutta la vostra filosofia, vi convince per un momento che l’edificio sta cadendo. Ti muovi con estrema attenzione, tutto il tempo, sotto la sciocca impressione che se non sta cadendo, basterà il tuo insignificante peso a iniziare a farla cadere, a meno che tu non sia particolarmente attento a non “gravarci sopra”.
La visita di Charles Dickens fu inizialmente deludente, come racconta nel suo Pictures from Italy (1846).
La luna splendeva mentre ci avvicinavamo a Pisa, e potemmo vedere a lungo, dietro le mura, la Torre pendente, tutta storta nella luce incerta […]. Come molte cose legate nei primi ricordi ai libri di scuola e ai tempi di scuola, era troppo piccola. Non si stagliava alta sulle mura come avevo sperato. Era un altro dei molti inganni perpetuati da Mr. Harris, libraio all’angolo di St. Paul’s Churchyard, a Londra. La sua torre era di fantasia, ma questa era realtà, e una bassa realtà. Eppure appariva molto bella, e molto strana, ed era fuori dalla perpendicolare proprio come Harris l’aveva raffigurata.
Avrei dovuto immaginarlo; ma per qualche motivo mi ero aspettato di vederla stagliare la sua lunga ombra su una strada dove la gente andasse e venisse per tutto il giorno. È stata una sorpresa per me trovarla in un luogo solenne e appartato, ricoperto da un liscio prato verde.
Ma poi anche Dickens descrive lo stesso effetto di allarme e straniamento citato da Twain, quello che si prova sporgendosi dall’alto della torre.
Mentre si sale in cima (tramite una comoda scala), l’inclinazione non si nota molto; ma, sulla sommità, diventa evidente e dà la sensazione di essere su una nave inclinata dalla bassa marea. L’effetto dal lato più basso, per così dire - sporgendosi dalla loggia e vedendo il fusto recedere dalla base - è davvero allarmante. E ho visto un viaggiatore nervoso aggrapparsi involontariamente alla Torre, dopo aver dato un’occhiata in basso, come se avesse avuto l’idea di tenerla su.
Una prospettiva così audace non poteva non affascinare Maurits Cornelis Escher, che visitò la torre nel 1936: “Dalla prima galleria della torre pendente ho fatto un disegno della cattedrale”, scrive nel suo diario; poi nel 1937 quel disegno divenne un’incisione:
Nel suo diario di viaggio del 1857, Herman Melville è affascinato dalla possibilità che la torre effettivamente cada.
Il Campanile come un pino sul punto di spezzarsi. Ti aspetti di sentire il rumore del crollo. […] Se si muoverà, si muoverà tutto insieme, perché tutte le sue colonne sono inclinate insieme a esso. Ce ne sono circa 150. Ci sono delle case sulla traiettoria della caduta.
Lo scrittore scrisse anche una breve poesia, La torre pendente di Pisa, che qui ho tradotto giusto per dare un’idea:
La Torre su strati di architravi,
Bei circoli di cerchi,
Un tronco di colonne rotonde,
Il capolavoro del costruttore,
Incombe con le sue tribù di colonne,
E, bilanciandole, dibatte tra sé:
Pensa di cadere - ma esita;
Si tira indietro - però scivolerebbe giù con piacere;
Si trattiene - si vorrebbe lanciare;
Esita, rabbrividisce sull’orlo,
Un aspirante suicida!
Il delicato equilibrio che impedisce alla torre di cadere è senza dubbio surreale: era inevitabile quindi che ci lavorasse René Magritte. Il pittore belga raffigurò la torre in due occasioni: la prima è un disegno del 1949 intitolato La notte di Pisa.
Nel 1955 al cucchiaio si sostituì “una necessaria piuma”, in una serie di dipinti commissionati all’artista nel 1958.
Tenere in piedi la torre, come sappiamo, è l’ossessione di molti turisti in visita a Pisa. Ci provò anche Keith Haring, che nel 1989 era a Pisa per dipingere una delle sue ultime opere, il murale Tuttomondo sul retro della chiesa di Sant’Antonio Abate. Potete vederlo in questo video nella classica posa turistica! Per l’occasione Haring realizzò anche questo poster:
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Ecco un'esperienza che mi manca, sulla torre non ci sono mai salita, anche se descrizioni così ti aiutano a prepararti 🤓