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Nella tavola qui sopra, una filastrocca estiva.
Qui sotto invece, sullo stesso tema, una pagina di diario.
Agitatori d’aria
Nelle giornate più calde, dalle prime ore del pomeriggio fino alla sera, vivo in simbiosi con il mio ventilatore. È un modello di una marca anonima, acquistato in offerta in qualche ipermercato, dal vago aspetto vintage. Ha tre pale incastonate in una gabbia metallica, nera, a sezione cilindrica: in effetti più che a un vecchio ventilatore assomiglia al rullante di una batteria. Ha in cima una piccola maniglia per portarlo in giro e una levetta che indica sobriamente tre velocità: 0, I e II. Non nutrivo molto aspettative sulle sue prestazioni, ma devo dire che fa il suo lavoro. Soprattutto, non ruota: non ho mai sopportato i ventilatori che ruotano, trovo che sia un’inutile tortura dover aspettare che il getto d’aria faccia il giro e torni su di te. Ho sempre guardato con disprezzo anche quei ventilatori plasticosi, dalla gabbia a rete fittissima, mentre non riesco proprio a fidarmi dei ventilatori a colonna che vanno di moda adesso.
Tuttavia, se devo dare un’immagine alla parola ventilatore, subito mi viene in mente quello che mio nonno si portava dietro nelle vacanze estive. Era piuttosto piccolo, anche questo non ruotava ed era fatto tutto di metallo, ma di un metallo più pesante e massiccio, soprattutto alla base (di ghisa?). Doveva essere in attività ormai da decenni, sicuramente dagli anni ‘60, ma continuava a ventilare, anche se le pale biancastre erano ormai ingiallite. Incuteva anche un po’ di timore, forse perché sembrava fatto della stessa materia della carlinga di un aereo, o forse per via dell’immancabile avvertimento che accompagnava ogni sua messa in moto: “Non metterci il dito in mezzo”. La frase evocava dita mozzate e sangue spruzzato dappertutto dalle pale - ora mi chiedo se davvero fosse possibile un’eventualità del genere -, ma anche mosche e insetti volanti vari che venivano tagliuzzati, triturati e i resti dispersi nell’aria.
Nota 1 - Sono abbastanza certo che fosse un ventilatore Marelli, dal nome di Ercole Marelli, che alla fine dell’800 importò i ventilatori in Italia dagli Stati Uniti, battezzandoli inizialmente “agitatori d’aria”.
Nota 2 - Ho trovato questa illustrazione, di autore ignoto: è una vecchia pubblicità dei ventilatori Marelli, che mi pare evochi le stesse sensazioni di potenza aeronautica che mi dava il ventilatore di mio nonno.
Da ricordare anche i "ventilatori" a soffitto, precursori dell'aria condizionata soprattutto negli hotel provati di ogni stella, con le pale che roteavano incerte e tu, sotto nel letto, eri certo che sarebbe stata l'ultima notte della tua vita.
Con il mio "agitatore" sono in simbiosi soprattutto durante la notte, mai successo in estati passate, pur facendo caldo... 😓 Si chiama Ardes e assomiglia al nuemro 4 del disegno, solo ha pale di color azzurro. Sul bollettino delle ondate di calore del ministero consigliano di usarlo con moderazione perché appunto sposta solo l'aria ma non crea corrente, e questo causerebbe disidratazione. Però, rispetto ad un condizionatore, pare che consumi meno... 🤔