Le valli della memoria
Nei mesi scorsi ho lavorato a un graphic novel sulla Liberazione di Ravenna, adesso è pronto e lo presentiamo il 30 aprile
Negli ultimi mesi ho lavorato a un libro a fumetti di cui non ho ancora mai parlato in questa newsletter. Si intitola Le valli della memoria ed è nato da una richiesta del Comune di Ravenna e del mio editore, Coconino Press. L’occasione sono gli 80 anni della Liberazione, anche se per essere precisi Ravenna è stata liberata il 4 dicembre 1944.
Lo presentiamo il 30 aprile, alle 10.30 al Teatro Alighieri di Ravenna, insieme alla scrittrice Benedetta Tobagi e alla storica Laura Orlandini. Questo fumetto è pensato per i ragazzi e le ragazze delle scuole di Ravenna (quindi non credo che sarà in commercio), però ne approfitto per parlare un po’ di come ho lavorato.
Questa è la copertina:
La Resistenza a Ravenna fu diversa rispetto al resto d’Italia. Il comandante Bulow (Arrigo Boldrini) era infatti convinto che la lotta partigiana si potesse fare non solo in montagna ma anche in pianura: le valli che si trovano a nord di Ravenna, una specie di palude simile a quella che oggi vediamo a Comacchio, potevano offrire un buon nascondiglio ai partigiani. Ancora più particolare è il fatto che Bulow riuscì a conquistarsi la fiducia degli Alleati (in questo caso inglesi, canadesi e neozelandesi): nell’autunno del 1944, mentre il fronte italiano era bloccato sulla Linea Gotica, Bulow propose agli Alleati un piano per liberare Ravenna e tutta la provincia. Questa possibilità mise fine ai bombardamenti sulla città (salvando, oltre a molte vite, anche il suo patrimonio artistico) e si concluse in effetti nella Liberazione di Ravenna il 4 dicembre 1944, con diversi mesi di anticipo rispetto al resto del Nord Italia. Caso ancora più unico, le brigate partigiane ravennati vennero inquadrate tra le forze alleate e continuarono a combattere anche nei mesi successivi.
Fin qui i fatti storici, ma ne Le valli della memoria questi occupano solo alcune pagine, anche se strategicamente importanti: in pratica ho pensato di costruire una storia piuttosto fantastica intorno a questo nucleo di ricostruzione storica. Tutto è nato da questo vecchio cinegiornale Luce del 17 luglio 1942:
Sono immagini dall’inaugurazione a Ravenna di un monumento a Costanzo Ciano, ufficiale della Marina italiana e soprattutto padre di Galeazzo Ciano, ministro degli Esteri durante il fascismo, nonché genero di Benito Mussolini. La statua ebbe breve vita: dopo che il 25 luglio del 1943 Ciano “tradì”, votando per la destituzione di Mussolini, nazisti e fascisti decisero di demolirla. Tuttavia a me questa statua, questo omone a braccia conserte con enormi sopracciglia, sembra uscita direttamente da un cartone di Hayao Miyazaki. Così ho cominciato a pensare: cosa sarebbe successo se quella statua fosse rimasta in piedi? O meglio, che tipo di estetica e di tecnologia avremmo avuto se il fascismo non fosse mai finito? Mi sono in pratica immaginato una realtà parallela, dove per qualche motivo non specificato la Seconda guerra mondiale è arrivata uno stallo, con il fronte fermo sulla Linea Gotica, e nazisti e fascisti insediati nel Nord Italia… insomma un po’ l’attuale situazione della Corea, divisa tra Nord e Sud.
A questa immagine se ne è poi mescolata un’altra, il profilo di un’anziana signora che prima è assente e poi sembra risvegliarsi:
Queste due vignette mi hanno subito fatto pensare all’idea di una memoria fragile, come può essere quella di una persona in età molto avanzata, che rischia di scivolare via. Ma anche alla nostra memoria collettiva, che non è mai qualcosa di stabile e anzi viene continuamente ridefinita, rielaborata, se non mistificata, direi soprattutto a ogni passaggio generazionale. Del resto in 1984 di George Orwell il lavoro del protagonista, Winston Smith, è proprio questo: correggere libri e giornali in modo che non rimanga nemmeno una traccia di quel che il Ministero della Verità giudica inopportuno.
Questo è un tema che mi sta molto a cuore sin dati tempi in cui lavoravo al mio graphic novel su Primo Levi, Una stella tranquilla. Alla base di quel fumetto c’era proprio il fatto di essermi reso conto, a un certo punto del lavoro, che Levi chiamava continuamente in causa le generazioni future, e in particolare proprio la mia, quella degli ideali “nipoti”. Per noi, avevo pensato, la memoria della Seconda guerra mondiale è stata ancora qualcosa di familiare, un evento che i nostri nonni avevano vissuto e che potevano raccontarci. Ma già dieci anni fa i testimoni oculari erano rimasti pochi, oggi sono ancora meno, e alla mia generazione spetta il compito, non facile, di trasmettere a nostra volta quella memoria. Si tratta di trovare dei modi nuovi ed efficaci per farlo.
Così ho provato a fare ne Le valli della memoria, mescolando la storia di una realtà parallela un po’ distopica a quella di due ragazzi che si trovano intrappolati nei sogni/ricordi della loro nonna. Ho mescolato anche tanti riferimenti a libri e film che mi piacciono, super classici come il già citato 1984 o Rapsodia in agosto di Akira Kurosawa. Il risultato è riassunto così nelle note di copertina del libro:
Sofia e suo fratello Riccardo trascorrono l’estate a casa della nonna. È molto anziana, Adelina, e quasi non parla più. Trascorre la maggior parte del tempo su una panchina, nel prato dietro casa, a fissare in silenzio il canale di fronte. Sofia si prende cura di lei, mentre suo fratello passa tutto il giorno fuori a giocare. Sarebbe una vacanza rilassante, se non fosse che di notte succedono cose strane. I sogni di Sofia la conducono per le strade di una Ravenna molto diversa da quella che conosce. Una città parallela, cupa e minacciosa, in cui la Seconda guerra mondiale non è finita come raccontano i libri di scuola. Con l’Italia tagliata in due da un enorme muro e il Nord rimasto sotto il controllo di fascisti e nazisti. Nei sogni anche suo fratello Riccardo sembra perfettamente inquadrato nel regime, e la ragazza è l’unica a ricordare che esiste una realtà diversa. Ma la memoria sembra scivolare via veloce, come l’acqua nelle valli, e resistere non è affatto facile. Nell’80° anniversario della Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazi-fascista, Pietro Scarnera, in questo graphic novel voluto dall’amministrazione comunale di Ravenna e destinato ai ragazzi delle scuole, si interroga sull’importanza della memoria. Invitando le nuove generazioni, le prime a non poter ascoltare i racconti in prima persona dei protagonisti, a raccogliere quel testimone ideale per costruire un futuro di libertà e di pace.