Mezzanotte in Emilia
Un racconto di viaggio con treni, scioperi, alberghi, portieri notturni, la città di Parma e vari personaggi sudamericani
- Signori, il treno è soppresso.
La frase che nessun viaggiatore vorrebbe mai sentire. Soprattutto non a mezzanotte inoltrata e non nel cuore della pianura padana, a più di un’ora da casa. Ma non c’è nulla da fare: il Regionale veloce 2485 da Milano Porta Garibaldi a Bologna centrale finisce la sua corsa a Parma. Inizia lo sciopero.
Avverto un certo imbarazzo nel provare a spiegare cos’è uno sciopero dei treni, e soprattutto perché si sciopera, ai tre viaggiatori sudamericani che si trovano nel mio stesso vagone. Il meglio che riesco a fare è descrivere lo sciopero come una sorta di calamità naturale, alla stregua di un’inondazione o un terremoto, uno di quegli accidenti piovuti dall’alto che ogni tanto possono capitare in Italia. Avrei invece dovuto dirgli, semplicemente: lasciate perdere e approfittatene, visitate Parma, la città natale di Verdi, il battistero, il Parmigianino! Ma sono reduce da una sveglia alle sei e da nove ore di lezione a Milano, e per la stanchezza nella mia testa realtà e finzione cominciano a confondersi. Ora questi tre sudamericani in viaggio verso Roma mi sembrano dei seminaristi, anzi dei cardinali, già pronti a formare una squadra “America del sud” e a giocare a beach volley come in Habemus Papam di Nanni Moretti.
Per un po’ rimaniamo a fissare il tabellone delle partenze nell’atrio della stazione di Parma. Ma il primo treno è in realtà un bus sostitutivo, previsto solo per le 4.11. Sono le 00.37 e io non penso di poter resistere tre ore per poi sobbarcarmi altre due ore di bus e arrivare a Bologna alle sei. Sempre che non venga soppresso anche il bus. Altri viaggiatori con destinazione Reggio o Modena si fanno venire a prendere, qualcuno riesce perfino a far arrivare un taxi. Intanto nella mia testa va in scena un intero concerto dei CCCP. Giustamente, dato che si festeggiano il loro 40 anni.
Da Reggio a Parma, da Parma a Reggio
A Modena a Carpi, a Carpi al Tuwat, a Carpi al Tuwat, a Carpi al Tuwat
Esco dalla stazione e mi ricordo cosa vuol dire vivere in provincia. La mezzanotte è passata e il mondo è finito. I pochi sopravvissuti, dislocati negli angoli bui, sembrano molto interessati a me:
- Tutto a posto?
- Tutto bene?
- Hai bisogno di qualcosa?
Dovrei sapere che sono quasi sicuramente tutti spacciatori… ma se fosse invece un’altra popolazione che abita la città notturna? Un mondo dove vigono altre regole ed è normale parlare anche con gli sconosciuti, interessarsi a loro e prendersene cura.
Se non avessi già finito di impaginare tutto il mio fumetto sul viaggio in Italia, questa notte vi troverebbe posto di diritto. Allora veramente potrei girare tutta Parma. Ormai la stanchezza ha fatto il giro e il sonno ha lasciato posto a una strana adrenalina. La riconosco, è la stessa che ho sentito l’anno scorso quando ho lavorato come scrutatore - mi chiedo perché non sia mai comparsa prima, ad esempio alle feste, dove invece finivo sempre per addormentarmi su un divano. In ogni caso adesso attingo a questa riserva di energia. Cammino alla ricerca di:
A) Un posto dove passare qualche ora in attesa delle 4.11 e del magico misterioso bus sostitutivo;
B) Un hotel, ma non vorrei crearmi aspettative troppo alte: qui è tutto chiuso, sbarrato, abbandonato.
Con parsimonia per evitare di scaricare la batteria, provo a cercare degli hotel su Google Maps. Ce ne sono diversi, ma io ho bisogno di un albergo con un portiere notturno. Provo quello di fianco alla stazione, il classico hotel per riunioni di lavoro. Suono il citofono notturno insieme a una coppia di viaggiatrici, anche loro depositate a Parma dallo sciopero. Parlano solo spagnolo - anche loro sudamericane? La signorina che risponde dall’altro capo dell’altoparlante dice che no tenemos cameras, o almeno dice così nella mia traduzione improvvisata per le due compagne di sfortuna.
Continuo a camminare e a sbirciare ogni tanto la mappa sul mio telefono. C’è solo un nome che trovo promettente: Hotel Torino. Essendo nato a Torino, credo di aver diritto a un letto in questo albergo. Chissà poi perché c’è un Hotel Torino a Parma. Incredibilmente l’ingresso non è sbarrato, la struttura è illuminata e un campanello dice “chiamata notturna”.
Pochi minuti dopo sono a letto, in una camera dove ho la strana sensazione di essere già stato - alla lunga le camere d’albergo si assomigliano tutte. Faccio fatica ad addormentarmi per via dell’adrenalina che ancora circola in me, e per un pensiero che mi coglie all’improvviso:
- Oh no! Le cimici dei letti!
- Perché ho letto tutti quegli articoli sulle cimici nei letti degli hotel di Parigi?
Ma ecco che l’agitazione scivola via e lascia lentamente posto al sonno. Mi addormento sognando strani insetti-robot mandati a spiare le conversazioni notturne nei letti degli amanti.
La mattina dopo i parmigiani o parmensi hanno ripreso possesso della città. Eccoli in bicicletta, sugli autobus, con ombrelli e impermeabili, indaffarati e ignari di quel che succede, di notte, nella loro città.
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Il bus è poi comparso? Stessa panorama di quando ci sono arrivata io due anni fa a dicembre: da lì sono giunta via treno a Busseto, che al ritorno era letteralmente immersa nella nebbia da sembrare ghosttown 🥶