Parliamo di fonti
Un po' di pensieri sparsi sul materiale che sto usando per il mio fumetto: dalle lettere dei viaggiatori di una volta, oggi digitalizzate e di facile accesso, ai miei quaderni e alle mie (poche) foto
Ogni tanto qualche lettore di questa newsletter mi chiede quali sono le mie fonti, così ho pensato di rivelarle qui, anche perché ultimamente ho alcuni pensieri al riguardo.
Il fumetto a cui sto lavorando non potrebbe esistere se io non avessi un facile e immediato accesso alle lettere e ai diari dei viaggiatori di cui mi sto occupando. La maggior parte degli artisti/viaggiatori su cui lavoro sono inglesi o francesi, ma anche nel caso di tedeschi, come Goethe, o russi, come Dostoevskij o Tolstoj, non è difficile trovare volumi con tutta la loro corrispondenza tradotta in inglese o francese. In genere si tratta di volumi redatti e pubblicati a fine ‘800 o inizio ‘900, che però oggi si trovano interamente digitalizzati.
Per i francesi la mia fonte principale è Gallica, la versione digitale della Biblioteca nazionale di Francia. Per gli artisti in lingua inglese invece utilizzo Internet Archive, che permette di cercare tra le biblioteche digitali di tutto il mondo: per fare un solo esempio, si possono trovare i volumi che raccolgono le lettere di Lord Byron digitalizzati dalla Delhi University Library. Tutte queste versioni digitali hanno uno strumento che rende di gran lunga più facili le mie ricerche: è possibile infatti cercare un termine specifico all’interno del testo. Vi assicuro che poter risalire in fretta a una singola delle mille lettere di Lord Byron, magari quella in cui si parla dei suoi rapporti con Percy Shelley, per rimanere al nostro esempio, agevola di gran lunga il mio lavoro.
Ogni tanto uso anche Google Books o Wikisource. Quest’ultimo in particolare presenta i testi “grezzi”, senza note o prefazioni e postfazioni, voglio dire. Invece spesso sono proprio queste a rivelarsi più utili. Per esempio Mary Shelley nel 1847 curò l’edizione delle opere complete del suo compianto Percy, e le sue note ai testi sono davvero rivelatrici. In generale le note dei curatori o le introduzioni mi servono per capire il contesto in cui si svolgono le avventure di questi viaggiatori.
Tuttavia non è scontato il fatto che queste lettere siano sopravvissute. Significa che qualcuno le ha conservate, o ha conservato le minute (le brutte copie), e poi le ha catalogate e raccolte e trascritte e pubblicate. Naturalmente parliamo di poeti, scrittori e artisti affermati già all’epoca, ma chissà quante altre lettere e diari sono andati perduti. Ogni tanto mi imbatto nella notizia di un qualche artista che a un certo punto decide di dare fuoco a tutte le sue carte, lettere, manoscritti e quant’altro… credo che fosse un’abitudine più comune di quel che potremmo pensare.
E poi ci sono i miei viaggi. In queste settimane sto mettendo a posto una lunga sequenza nel mio fumetto in cui il viaggio in Sicilia di Goethe (1787) si mescola al viaggio in Sardegna di D.H. Lawrence (1921), a sua volta mischiato con i miei viaggi in Sicilia e Sardegna (anni 10 di questo secolo!). Dalle lettere e dai libri di viaggio di questi due scrittori passo quindi a un altro tipo di fonte, cioè il mio personale archivio. A differenza dei viaggiatori di una volta, io non ho (più) l’abitudine di scrivere lettere per raccontare un viaggio, né di tenere un vero diario. Tuttavia credo di rappresentare un caso anomalo, perché giro sempre con un quaderno o un taccuino che riempio di scritte illeggibili e di scarabocchi. Almeno in parte quindi mantengo una memoria fisica, tangibile, dei luoghi che ho visitato.
Pur rimanendo un fotografo scarso e soprattutto pigro, da quando esistono gli smartphone anche io scatto delle foto (e invece c’è un vuoto abissale di immagini per quanto riguarda gli anni a cavallo del 2000). Lo faccio più che altro perché so che potrebbero servirmi: e in effetti mi capita di riguardare le foto scattate anche diversi anni fa, perché nelle mie storie spesso attingo da esperienze personali. Così sto facendo per un mio viaggio in Sardegna di ormai dieci anni fa, che si è ritagliato qualche tavola nel mio fumetto.