Piccola storia degli autogrill
Come da uno spaccio di biscotti sulla Torino-Milano nacquero le mega-strutture "a ponte", croce e delizia di ogni viaggio in autostrada
Quando io e mia sorella eravamo bambini, gli autogrill "a ponte" erano una sorta di città proibita. Avremmo tanto voluto fermarci lì: chissà cosa c'era dentro, chissà che succedeva, e soprattutto chissà cosa si mangiava nel self service sospeso tra le corsie dell'autostrada. Ma il cibo dell'autogrill era vietatissimo perché noi non facevamo nessun viaggio senza aver prima preparato dei panini.
Ora riconosco che era una saggia decisione da parte dei nostri genitori, però quando mi capita di passarci, non posso fare a meno di fermarmi in uno di questi autogrill (nel disegno sopra, quello di Novara Nord). E non capisco la tendenza attuale nel proporre formati giganti di qualsiasi cosa (patatine, cioccolata, anche giocattoli): penso sempre che nella nostra auto stracarica di pacchi e valigie non sarebbe potuto entrare nemmeno uno spillo in più.
In una versione precedente di questo fumetto sul viaggio in Italia (le tavole erano ancora tutte quadrate), a un certo punto mi ero lanciato in una lunga divagazione che potremmo intitolare Il ruolo dei biscotti nella nascita degli Autogrill. Ero di ritorno dal Piemonte, in quella zona tra Novara e Vercelli dove ogni città , ogni cittadina, ha il suo biscotto tipico. E indagando ho scoperto che c’è un motivo se il primo autogrill è nato a Novara: era in origine, nel 1947, uno spaccio di biscotti Pavesini, che poi non sono altro che la versione industriale dei tipici biscottini di Novara.
P.S. - Tutte le informazioni le ho prese da questo bellissimo articolo di Alfonso Morone, La ristorazione autostradale italiana nel dopoguerra, comparso su A/I/S Design nel 2015. Dentro ci sono anche delle bellissime foto e pubblicità d’epoca.