Roma nei sogni di Sigmund Freud
Visitare la città eterna fu per lungo tempo un sogno ricorrente per il padre della psicanalisi. Ci riuscì solo nel 1901, con una punta di delusione
Si potrebbe obiettare che Sigmund Freud non è un artista e quindi non dovrebbe comparire tra i viaggiatori protagonisti del mio fumetto. Ma Freud scriveva così bene che rivendico il diritto di annoverarlo tra gli artisti: soprattutto ne L’interpretazione dei sogni (1899), quando appunto racconta i sogni, potremmo anche dimenticarci della psicanalisi e prenderlo come un espediente narrativo per raccontare la buona borghesia della Vienna di fine ‘800… e poi ogni sogno analizzato è come un micro-racconto giallo, con lo psicanalista nei panni del detective.
Ma c’è anche un altro motivo: Freud è perfetto per spiegare la smania di visitare l’Italia da cui erano presi molti dei miei viaggiatori. In particolare Goethe, che a differenza di molti altri artisti non visitò l’Italia negli anni della formazione ma già “da grande”, a 37 anni. E infatti nel mio fumetto le tavole su Freud vengono subito dopo una scena in cui Goethe si aggira per Venezia descrivendo il suo desiderio di vedere l’Italia come “una malattia, una follia”.
Quando pubblicò L’interpretazione dei sogni Freud aveva 43 anni. Anche se era già stato diverse volte in Italia, non era mai riuscito a spingersi fino a Roma. Visitare la città eterna era così diventato un desiderio quasi ossessivo e la causa scatenante di una serie di sogni: ogni volta però, anche nel sogno, qualcosa impediva a Freud di vedere Roma.
Progettare e disegnare questa serie di tavole è stato molto divertente, peccato che Freud non sia immediatamente riconoscibile: immagino che tutti lo abbiamo presente senza capelli e con la pipa o il sigaro in bocca, com’era negli anni ‘20 e ‘30 del ‘900. Invece all’epoca di questi sogni Freud sfoggiava ancora un ciuffo sulla testa e un bel paio di baffoni.
La tavola qui sopra è una delle prime che ho disegnato per il mio fumetto. Da quando è iniziato settembre ho cominciato a riguardare tutto il lavoro fatto fin qui e a preparare una versione quasi definitiva, in cui sia possibile leggere tutta la storia dall’inizio alla fine, anche se mancano ancora dei disegni, altri sono da rifare e quasi tutto è da colorare. Questo significa aggiungere alcune parti, completare tavole in cui avevo lasciato in sospeso magari una vignetta, e soprattutto tagliare spietatamente intere scene. Ad esempio una delle sequenze “sacrificate” è quella in cui Freud riuscì finalmente a realizzare il suo desiderio, quando visitò Roma nel 1901. Descrisse le sue impressioni in una lettera all’amico Wilhelm Fleiss:
Dovrei scriverti di Roma adesso, ma è difficile. È stato travolgente anche per me e la realizzazione di un desiderio a lungo cullato. Come sono tutti questi compimenti quando li si è aspettati troppo a lungo, anche questo è stato un po’ deludente, e tuttavia rimane un momento importante della mia vita.
[…] non ho tentato di vedere tutti in dodici giorni. Non solo ho pagato un tributo a Trevi, come fanno tutti, ho anche - una cosa che ho scoperto da me - infilato la mano nella Bocca della verità a Santa Maria in Cosmedin e giurato di ritornare. Il tempo era caldo ma tollerabile finché un giorno - per fortuna il nono - non si è alzato lo scirocco, mi ha messo a terra e non mi sono ripreso per tutta la durata del mio soggiorno.
Dopo questa prima visita Freud tornò diverse volte a Roma, in particolare nel settembre del 1907. Tra le sue lettere scritte in quel periodo ho trovato un bello scorcio su una Roma moderna, lontana da quella dei monumenti e delle chiese, popolata invece da tram, giornali e pubblicità. Freud descrive alla propria famiglia una tipica serata in piazza Colonna, vicino a dove alloggiava: qui ogni sera una banda militare suona per la folla che si ritrova in piazza, ma quel che attira l’attenzione di Freud sono le proiezioni di “fotoreclami” sul tetto di un palazzo:
Sono in realtà annunci pubblicitari, ma per intrattenere il pubblico sono inframezzati da immagini di paesaggi, negri del Congo, ascese di ghiacciai e così via. Ma dato che questo non basterebbe, la noia è spezzata da brevi performance cinematografiche per vedere i quali i vecchi bambini (vostro padre incluso) sopportano pazientemente la pubblicità e le monotone fotografie. Ma sono tirchi con queste leccornie, così ho dovuto guardare la stessa cosa di continuo. Quando mi giro per andarmene noto una certa tensione tra la folla, cosa che mi fa di nuovo guardare, e naturalmente una nuova proiezione è iniziata, e così rimango. Di solito rimango lì ammaliato fino alle nove di sera; poi comincio a sentirmi troppo solo nella folla, così torno nella mia stanza a scrivervi, dopo aver ordinato una bottiglia di acqua fresca.
La piazza è attraversata dalle carrozze e dai tram, che però non danno fastidio, “perché un romano non si sposta mai davanti a un veicolo e gli autisti non sembrano consapevoli del loro diritto di investire la gente”.
Di quando in quando si odono delle urla terribili in una folla altrimenti tranquilla e piuttosto distinta; questo chiasso è causato da un bel numero di ragazzini, strilloni che, senza fiato come l’araldo di Maratona, si lanciano nella piazza con le edizioni della sera, nell’errata idea che le notizie che portano stiano mettendo fine a una tensione quasi insopportabile. Quando hanno da offrire la notizia di un incidente, con morti e feriti, si sentono davvero padroni della situazione.
Nel 1912, a 56 anni, Freud scriveva ancora da Roma:
Il mio piano per la vecchiaia è pronto: non Cottage [quartiere residenziale di Vienna] ma Roma.
Le cose non andarono così e Freud visitò Roma per l’ultima volta nel 1923, poi motivi di salute gli impedirono di ritornarci.
Per sostenere il progetto
Se ti piace l’idea di questa newsletter, puoi sottoscrivere un abbonamento mensile (7€) o annuale (70€): così avrai accesso a tutti i post, e in particolare a quelli (uno su tre) più ricchi di disegni miei, tavole in via di lavorazione e dietro le quinte del fumetto a cui sto lavorando.
Puoi anche regalare un abbonamento.
Un altro modo per sostenere il progetto è condividere questo post o l’intera newsletter. In ogni caso grazie di cuore!