Storia delle pinete
I pini sono ormai parte integrante del paesaggio italiano. Ma molte pinete sono nate in realtà nel corso del '700, come quella sulla spiaggia di Viareggio, che fece da sfondo al funerale di Shelley
Buon anno! Questo episodio della newsletter è stato preparato e programmato in anticipo, io probabilmente adesso starò dormendo ma ci tenevo a cominciare bene il 2024.
C’è un bellissimo dipinto di Louis Fournier che raffigura la pira funebre su cui fu bruciato il corpo di Percy Shelley, ritrovato sulla spiaggia di Viareggio dieci giorni dopo il naufragio del poeta inglese nel golfo de La Spezia.
In piedi a contemplare la scena ci sono tre amici di Shelley, tutti parte del gruppo di inglesi che in quel periodo viveva in Italia. Sono, da sinistra a destra: John Edward Trelawny - ho usato le sue memorie per illustrare questa scena nel mio fumetto -, Leigh Hunt e Lord Byron. La scena si svolge il 13 agosto del 1822, ma Fournier realizzò il dipinto molti anni dopo, nel 1889, e non è stato l’unico a rappresentare questa scena. Nella collezione digitale della New York Public Library ho trovato questa incisione, di cui non conosco né l’autore né l’anno.
Tuttavia questo disegno mi è rimasto impresso perché mostra un po’ di paesaggio, le Alpi Apuane sullo sfondo e una pineta piuttosto selvaggia a ridosso della spiaggia. Da quando ho incrociato questa immagine per la prima volta, ormai qualche anno fa, ho sempre immaginato che la scena del ritrovamento del corpo di Shelley e il suo funerale dovessero svolgersi a ridosso di una pineta. Infine l’ho disegnata.
Esistono tuttora due pinete a Viareggio: la Pineta di Ponente, oggi un parco cittadino, e la Pineta di Levante, più selvaggia, parte di un parco naturale, ma entrambe sono relativamente recenti. Questa è una cosa che non sapevo: in gran parte della Toscana, ma anche nel resto d’Italia, gli alberi di pino furono piantati nel corso del ‘700 in seguito alla bonifica di zone paludose e insalubri: servivano a far da barriera tra il mare e i campi coltivati, a diminuire il rischio di malaria e anche a produrre pinoli. Anche una delle pinete più antiche d’Italia, quella di Ravenna, risale almeno all’anno Mille. Di certo anche prima esistevano dei boschi lungo le coste italiane, ma non erano fatti di pini domestici come oggi.
Di solito tendiamo a pensare che in passato ci fossero più boschi e in generale che l’uomo vivesse più in armonia con la natura. Ma a quanto pare non era proprio così. Secondo l’ultimo Inventario nazionale delle foreste (2020) oggi la superficie forestale totale in Italia ammonta a 11 milioni di ettari, cioè più di un terzo del territorio nazionale. È dunque molto probabile che oggi ci siano più boschi e foreste rispetto al periodo di cui mi sto occupando io, tra ‘700 e ‘800. E in effetti alcuni dipinti o foto che prendo a riferimento spesso presentano colline spelacchiate o pini che si ergono solitari.
Ho disegnato molti pini e cipressi in questo fumetto, senza quasi rendermene conto, tanto sono caratteristici del paesaggio italiano. Tranne in una tavola in particolare, in cui si parla degli odori del viaggio, dove compare consapevolmente un pino. In effetti in tutti i viaggi fatti da bambino e da ragazzo verso la Puglia la comparsa delle pinete, con il loro odore che potrei solo definire come di resina, segnava la metà del viaggio.
Per sostenere il progetto
Se ti piace l’idea di questa newsletter, puoi sottoscrivere un abbonamento mensile (7€) o annuale (70€): così avrai accesso a tutti i post, e in particolare a quelli (uno su tre) più ricchi di disegni miei, tavole in via di lavorazione e dietro le quinte del fumetto a cui sto lavorando.
Puoi anche regalare un abbonamento.
Un altro modo per sostenere il progetto è condividere questo post o l’intera newsletter. In ogni caso grazie di cuore!