A teatro con Stendhal
Appena arrivato in Italia lo scrittore francese vide l'opera "Il matrimonio segreto", in una serata che cambiò la sua vita. Ma in quale teatro accadde? A Ivrea? A Novara?
Nel 1831 Henri Beyle, in arte Stendhal, fu nominato console per il Regno di Francia a Civitavecchia, allora il porto più importante dello Stato della Chiesa. Per lo scrittore, allora sulla cinquantina, l’incarico non era molto interessante (lo chiamava “il mestiere”) e a Civitavecchia si annoiava moltissimo. Ma anche a Roma, dove si recava spesso, non si trovava bene. In uno dei suoi quaderni scrisse una nota, “perché Roma mi è pesante”.
È che non c’è una [vita di] società, la sera, per distrarmi dalle idee della mattina […] di modo che quando riprendo il mio lavoro, l’indomani, invece di essere fresco e rilassato, sono a pezzi, stanco, e dopo quattro o cinque giorni di questa vita, provo disgusto del mio lavoro. […] Ecco quello che, insieme alla mancanza totale di buona musica, non mi piace di Roma.
Del resto una volta Stendhal era stato un habitué del Teatro alla Scala di Milano e, come vedremo, il suo primo contatto con l’Italia fu proprio un’opera lirica. La noia evidentemente spinse Stendhal a ripensare a periodi più avvincenti della propria vita, e infatti scrisse due testi autobiografici, pubblicati entrambi dopo la sua morte1. Ricordi di egotismo è ambientato nel 1821, quando Stendhal disse addio a Milano e tornò a Parigi. Con il ritorno degli austriaci dopo la caduta di Napoleone, la città che lo scrittore aveva tanto amato era diventata ostile, e inoltre Stendhal non vedeva più speranze per il suo amore (non corrisposto) nei confronti di Metilde Viscontini Dembowski, dama dell’alta borghesia milanese.