Anacronismi
Sarà inevitabilmente un fumetto pieno zeppo di cose che ancora non c'erano e cose che erano diverse da oggi, come ho imparato disegnando il viaggio a Roma di Sigmund Freud
Quello di visitare Roma, per Sigmund Freud, era un sogno ricorrente. Ne parla diffusamente ne L’interpretazione dei sogni (1900), nel capitolo Gli elementi infantili come fonte di sogni. Per una serie di vicissitudini, Freud riuscirà a vedere Roma solo nel 1901, a 45 anni. In quell’occasione scrive una lettera all’amico Whilelm Fless, spiegando che la sua visita alla Città eterna, tanto desiderata, è stata “un po’ deludente, come sono sempre questi compimenti quando li si è aspettati troppo a lungo”.
In questi giorni sto completando le 5/6 tavole che si riferiscono ai sogni romani di Freud, e mi sono accorto di un errore madornale! Tra i luoghi che Freud vede a Roma c’è il Tempio di Minerva - “avrei potuto venerare le umili e mutilate rovine del Tempio di Minerva, vicino al Foro di Nerva”, scrive sempre nella lettera a Fless. Ho disegnato questa scena qualche mese fa, con Freud in contemplazione davanti alle rovine del tempio, e avevo raffigurato l’area come è adesso:
Non so spiegare perché, ma qualcosa non mi tornava in questa scena: riguardandola mi è sembrato, come dire, “scenograficamente” impossibile che Freud scendesse tra gli scavi e si mettesse in adorazione della statua di Minerva. Per fortuna in questo caso siamo nel 1901, le fotografie di Roma nel 1901 esistono, così ho controllato e in effetti il tempio di Minerva, detto anche “Le colonnacce”, all’epoca di Freud non si presentava affatto come lo vediamo oggi. Ecco quindi la versione corretta (nelle porticine accanto alle colonne c’era anche un forno!):
Devo probabilmente rassegnarmi al fatto che questo fumetto sarà pieno zeppo di anacronismi. Prendiamo come esempio altre rovine romane: con un po’ di sforzo forse posso riuscire a riconoscere i punti dove sono stati effettuati dei restauri, tipo le arcate e gli speroni aggiunti al Colosseo nel corso dell’800, ma chi ci pensava che su questi monumenti per lungo tempo si è lasciato che crescessero erbacce e vegetazioni varie? Forse, per rimanere a Roma, un’idea di com’erano una volta le rovine la si può avere oggi osservando quel che rimane del Ponte Emilio (o Ponte Rotto), vicino all’Isola Tiberina.
Più si va indietro nel tempo, più le cose si complicano. Per il 1800 in fondo ci sono parecchie fonti, perfino fotografie, ma basta viaggiare a ritroso per un altro paio di secoli, fino al 1600, e diventa davvero difficile avere un’idea dell’Italia di allora. Parlo del 1600 perché recentemente mi sono imbattuto nella storia di Giovanni Alto da Lucerna, forse una delle prime guide turistiche della storia!
Questo Giovanni Alto (o Hans Alto, Hans Gross, Jean Le Grosse… il suo nome cambia di continuo) era un ufficiale delle guardie svizzere, ma era anche un antiquario. La sua conoscenza di Roma e dei suoi tesori lo aveva reso famoso, all’epoca, come guida turistica per gli stranieri (i famosi oltramontani che ormai abbiamo imparato a conoscere). Ecco come lo ritraeva l’incisore Francesco Villanova nel 1613.
Nel 1624 Hans Alto curò l’edizione di Antiquae urbis splendor (lo splendore della città antica), un volume che raccoglieva varie incisioni dei monumenti romani realizzati dall’artista Giacomo Lauro nel corso degli anni. Una sorta di guida illustrata, con le tavole accompagnate da descrizioni in italiano, latino, tedesco e francese (era svizzero!). Nel volume troviamo i monumenti della Roma antica ricostruiti come dovevano essere in origine, ma alla fine c’è una sezione dedicata alle “vestigia”, al modo in cui si presentavano all’inizio del ‘600. Per esempio dentro al Circo Massimo c’erano dei bellissimi orti!
E qui abbiamo parlato solo di monumenti, che almeno ci sono ancora: non voglio nemmeno pensare a tutti gli errori che sto facendo per quanto riguarda vestiti, carrozze e cavalli! Spero che non mi venga in mente a un certo punto di correggere e ridisegnare tutto (nel caso qualcuno mi fermi!), alla fine quello che mi interessa è rispettare le sensazioni che provavano i viaggiatori, come nel caso di Freud.
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