Nel mare a quadretti
Risaie, centrali nucleari, rane e cimiteri abbandonati: a Castell'apertole, piccola località del vercellese, c'è un incrocio di storie
Un giorno di fine gennaio, qualche anno fa, mi ritrovai su una vecchia Panda che sfrecciava veloce costeggiando le risaie del vercellese: ero stato invitato a tenere una doppia presentazione a Livorno Ferraris e a Trino, entrambe nella provincia di Vercelli. La mia accompagnatrice mi stava portando da un paese all’altro e da come guidava si capiva che doveva conoscere a memoria quel percorso. Io invece sapevo solo che quella zona era chiamata con due nomi: il “mare a quadretti”, per l’effetto che fa l’acqua quando le risaie vengono allagate (da metà aprile a metà maggio), ma anche il “triangolo del nucleare”, perché tra Livorno Ferraris, Trino e Saluggia sorgono tre ex siti nucleari.
Per la sua doppia natura, il vercellese è una della parti d’Italia che ho avuto in mente fin da quando ho iniziato a lavorare a questo fumetto nuovo. Qui però la porto come esempio di come il mio lavoro potrebbe potenzialmente espandersi all’infinito.
Non mi vergogno a confessare che faccio un uso massiccio di Google street view, soprattutto quando devo disegnare luoghi in cui sono passato velocemente, magari in una sola giornata come in questo caso. Mi piace “viaggiare” sulle strade virtuali freccetta dopo freccetta, proprio come se stessi percorrendo quelle reali, e mi piace affidarmi alla casualità. Così mentre cercavo di ricordarmi/capire come appare la centrale di Livorno Ferraris dalla strada, mi sono imbattuto in una di quelle sculture che vengono piazzate al centro delle rotonde.
Sono quasi sicuro che il signore che indica la centrale a un bambino sia un riferimento alla canzone di Guccini Il vecchio e il bambino, ambientata in un futuro post-atomico. Dicevo della casualità: se cercavo qualcosa che parlasse della contraddizione tra il nucleare e le risaie, eccola in un’immagine.
Ora potrei proseguire (come avevo iniziato a fare) con altre tavole in cui spiegare tutta la questione delle centrali nucleari che sorgono in mezzo a delle risaie1. Ma ho continuato poi a girare nelle strade intorno, in località Castell’apertole. Siamo nella terra delle grange (granaio in francese), quelle che una volta erano le fattorie dei monasteri cistercensi. Pochi metri più avanti ecco comparire un monumento alla rana2! È naturale, le risaie sono piene di rane, e le rane fritte sono un piatto tipico della cucina piemontese. Però non credo che il ristorante che si trova proprio davanti al “monumento” cucini le rane, anzi pare averle adottate come proprio simbolo.
Si potrebbe andare un po’ più avanti e raccontare ancora un’altra storia. Poco più in là dopo la rana c’è uno strano cimitero abbandonato: ha una pianta circolare, e quando la risaia è allagata diventa un’isolotto. È stato censito come uno dei luoghi del cuore del Fai (Fondo ambiente italiano)3 ed è probabilmente uno dei cimiteri sorti dopo l’arrivo di Napoleone in Italia, quando anche in Italia si estese l’editto secondo cui le sepolture dovevano avvenire fuori dai centri abitati. In zona di risaie, evidentemente, bisognava adottare dei particolari accorgimenti per proteggere il cimitero dall’acqua.
Tutto questo accade in meno di 500 metri. E io ormai so che l’Italia è tutta fatta così.
A Trino c’è la centrale elettronucleare Enrico Fermi, che a un certo punto degli anni ‘60 era una delle più potenti del mondo. A Livorno Ferraris doveva sorgere una seconda centrale, ma dopo il referendum del 1986 si decise di costruire una centrale termoelettrica: per via delle due torri di raffreddamento è la più simile all’immagine che comunemente abbiamo in mente quando si parla di nucleare. Infine a Saluggia c’è l’impianto Eurex, che ospita ancora delle scorie nucleari. Si parla da anni di creare un deposito nazionale unico per le scorie e ultimamente la Sogin, la società che se ne occupa, ha realizzato un documento sulle aree potenzialmente idonee. Anche Legambiente ha appena pubblicato un rapporto sul problema.
O il babi, come si chiama la rana in piemontese.