Gli esordi italiani di Oscar Wilde
Il primo poema di un certo rilievo dello scrittore irlandese si intitola "Ravenna". Nacque dopo i primi viaggi in Italia di un Wilde ancora ventenne, sulle tracce di Byron e Keats
A volte mi sembra che i viaggiatori di cui mi sto occupando si rincorrano a vicenda. Ci ho pensato leggendo le lettere di Oscar Wilde, che nei suoi viaggi in Italia tornò nei luoghi che molti anni prima furono di altri poeti: sembra proprio che Wilde sia sulle tracce di Lord Byron, a Ravenna, e soprattutto di John Keats, a Roma. Lo scrittore irlandese visitò diverse volte l’Italia e i suoi soggiorni a Napoli e a Roma meriterebbero delle puntate a parte in questa newsletter. Per questa volta vorrei concentrarmi sui primi viaggi in Italia, nel periodo 1875-1877, quando Wilde era ancora ventenne.
Il primo viaggio di Oscar Wilde in Italia risale al giugno 1875: lo scrittore aveva 21 anni ed era la sua prima vacanza dopo il conseguimento di una borsa di studio al Magdalene College di Oxford. È un viaggio di un paio di settimane, in cui Wilde visitò Firenze, Venezia, Padova, Verona e Milano. Nelle lettere che scriveva ai genitori non c’è nulla di particolarmente rilevante, solo qualche annotazione curiosa. Wilde detestava il Duomo di Milano (“è un terribile fallimento”), amava Giotto (“il primo di tutti i pittori”), mentre a Firenze rimase incantato da una processione di monaci che seguivano un funerale: “Portano torce, tutti in bianco e con un lungo velo di lino a coprire i loro volti - si potevano vedere solo i loro occhi. Assomigliano a quegli orribili monaci che si vedono nei dipinti dell’Inquisizione”1. A Venezia, tra le altre cose, visitò San Lazzaro degli Armeni, “un monastero armeno dove Byron viveva”. In realtà Byron ci andava solo ogni tanto, nel periodo, breve, in cui aveva deciso di imparare l’armeno.
Una seconda incursione in Italia risale al 1877 e stavolta le città visitate sono Genova, Ravenna e Roma. Anche qui Wilde era sulle tracce di Lord Byron, che visse a lungo a Ravenna. Dalla visita nacque il poema Ravenna2, che nel 1878 vinse il Newdigate Prize dell’Università di Oxford e che viene considerata la prima opera di una certa importanza firmata da Oscar Wilde. Oltre a Dante (che è sepolto a Ravenna), nel poema si celebra quindi Lord Byron: ad esempio in questi versi si immagina il palazzo abbandonato in cui visse il poeta (qui ho provato a tradurli io, ma è solo per dare un’idea):
Com’è solitario questo palazzo; come sono grigie le pareti!
Ora nessun menestrello risveglia echi in queste stanze.
La catena spezzata giace arrugginita sulla porta,
E disgustose erbacce hanno spaccato il pavimento di marmo:
Qui è in agguato il serpente, e qui corrono le lucertole
Vicino ai leoni di pietra che lampeggiano al sole.
Byron visse qui tra amore e divertimenti
Per due lunghi anni - un secondo Antonio,
Che fece del mondo una seconda Azio!
Il viaggio a Roma diede invece a Oscar Wilde l’occasione di rendere omaggio a John Keats, in un poemetto che si intitola La tomba di Keats3. La vicenda del giovane poeta inglese, che arrivò in Italia malato, sperando di trovare conforto in un clima più mite, solo per morire a Roma, nel 1821, commosse molti all’epoca e continua a farlo tutt’ora. Il pittore Joseph Severn, oggi sepolto accanto al poeta, era stato accanto a Keats durante l’ultimo periodo della sua malattia e lo ritrasse così:
Era stato Percy Shelley a invitare Keats in Italia, e si era anche offerto di ospitarlo a Pisa. Shelley si convinse che la causa della malattia del poeta fossero le cattive recensioni ricevute in Inghilterra, e dopo la sua morte compose per lui il poema Adonais4. Oggi sono entrambi sepolti nel cimitero acattolico di Roma (detto anche “cimitero degli inglesi”), ed è incredibile come questo luogo abbia attirato i viaggiatori stranieri nel corso degli anni: da Goethe a Melville, tutti si recarono qui in una sorta di pellegrinaggio.
Nel caso di Oscar Wilde ho notato una cosa buffa. Proprio non gli piaceva il profilo di Keats che era stato posto su un muro del cimitero nel 1876, ad opera di John Warrington Wood:
Ci sono alcuni bei versi di poesia, ma quello che è davvero discutibile è il bassorilievo della testa di Keats - o piuttosto un profilo sotto forma di medaglione, che è estremamente brutto, esagera il suo angolo facciale tanto da dargli un volto spigoloso e invece della narice ben tagliata e delle labbra greche e sinuose che aveva, gli dà labbra spesse e naso da nero5.
Però Oscar Wilde non poteva avere idea, non più di quella che abbiamo noi, del volto di Keats, che era morto più di trent’anni prima che Wilde nascesse. A me personalmente non sembra così diverso da come l’aveva ritratto Joseph Severn, che almeno l’aveva conosciuto di persona! Eppure in queste righe Wilde sembra convintissimo, tanto da chiedere al destinatario della sua lettera, Lord Haughton, di fare qualcosa per rimuovere l’obbrobrio.
Keats, lo sappiamo, era bello a guardarsi come Giacinto, o Apollo, e questo medaglione è davvero terribile e fuorviante […]. Non penso che si possa permettere la permanenza di questo brutto oggetto […]. La vostra influenza e il vostro grande nome potrebbero ottenere qualunque cosa a questo proposito, e penso che si potrebbe erigere a Keats un bel memoriale. Sicuramente se tutti quelli che amano leggere Keats donassero anche solo mezza corona, si potrebbe raccogliere una grossa somma allo scopo.
Può essere che Wilde non sapesse che “un bel memoriale” a Keats esisteva già? In effetti può essere. Il bassorilievo di cui si parla qui non è la tomba di Keats, che invece è questa:
Come si può leggere nell’epitaffio, è anonima, si parla solo di “un giovane poeta inglese”. A quanto pare Keats l’avrebbe voluta ancora più anonima, con solo la scritta “Qui giace uno il cui nome era scritto nell’acqua”. Da quello che sono riuscito a ricostruire (soprattutto grazie a questo articolo) poteva benissimo capitare che la tomba passasse inosservata. Le cose divennero più chiare solo nel 1881, quando anche Joseph Severn morì e fu sepolto accanto all’amico John Keats, sotto una lapide gemella: ma su quella di Severn i nomi di entrambi sono riportati in eguale grandezza.
Per seguire tutte le puntate
Alcune puntate, in questa newsletter, sono fatte di disegni miei e di tavole in via di lavorazione per il fumetto che sto facendo, e sono riservate a chi sottoscrive un abbonamento (mensile o annuale). Per iscriversi basta pigiare il bottoncino qui sotto.
Queste le puntate solo per abbonati già uscite:
Io, impressionista - Uno scorcio, o una certa luce, o a volte un suono. Sono le cose che mi rimangono quando da un viaggio è trascorso abbastanza tempo.
La forma dell’Italia - Fino a pochi secoli fa nemmeno i cartografi sapevano con precisione come fosse fatta la penisola. L'Italia che cambia forma nelle mappe di Greci, Romani e Arabi sarà forse l'incipit del mio libro.
Memorie e souvenir - Gli oggetti custodiscono ricordi, come sapevano bene due personaggi lontani nel tempo - l'imperatore Adriano e Goethe - ma simili nella loro veste di viaggiatori.
Lode alla penna-pennello - È giunto il momento di parlare della "brush pen" - modificata da me - con cui sto disegnando tutto il fumetto sui viaggi in Italia. Con esempi illustrati.
Un altro modo per sostenere il progetto è condividere un singolo post o l’intera newsletter. In ogni caso grazie di cuore!
Lo segnalo perché questa fascinazione per i riti e le vesti della Chiesa cattolica tornerà molti anni dopo, a Roma (ma di questo parleremo in un’altra puntata).
Qui il testo integrale in inglese e in italiano.
Qui il testo in inglese e in italiano.
Qui il testo in inglese in italiano.
Per dovere di cronaca, Wilde nell’originale scrive negro.