Il "Cuaderno italiano" di Francisco Goya
Nel 1771 il giovane Goya arrivò secondo a un concorso dell'Accademia di Parma, e forse fece un viaggio fino a Voghera per incontrare il vincitore. Così pare dal taccuino che l'artista teneva allora
Molte storie si raccontano attorno al soggiorno di Francisco Goya in Italia. Si dice che per mantenersi facesse l’acrobata di strada, e addirittura che rapì una ragazza destinata a diventare monaca di clausura, e per questo dovette poi abbandonare Roma. È difficile che queste storie siano vere, ma è sicuramente vero che il pittore aragonese fu in Italia per diversi mesi, tra il 1770 e il 1771, quando aveva 24-25 anni, facendo base principalmente a Roma. Lo conferma il “Cuaderno italiano”, un taccuino riscoperto e acquisito dal Museo del Prado all’inizio degli anni ‘90, pieno di appunti e bozzetti inequivocabilmente italiani. Più o meno nello stesso periodo fu riscoperto anche l’unico dipinto realizzato da Goya in Italia, Annibale vincitore che per la prima volta guarda l’Italia dalle Alpi, che per molto tempo era stato erroneamente attribuito a un pittore italiano. Invece l’autore è proprio Goya, che nel 1771 lo mandò a un concorso all’Accademia di Parma, dove però arrivò secondo.
Nel “Cuaderno”1 ci sono alcuni disegni preparatori per il dipinto, ma sono solo alcune delle sorprese riservate dal taccuino. Tra studi dell’Ercole Farnese e del Torso del Belvedere spunta per esempio una maschera di Pulcinella.
La mia pagina preferita però è quella dove Goya stila un elenco di città italiane: non è certo se le visitò realmente (magari era solo una lista di posti da vedere), ma è probabile. Nella seconda colonna Goya ha scritto “Però le migliori sono”, e segue una classifica con Roma, Venezia e Bologna ai primi tre posti. Poi ci sono quelle che ha visto solo “da fuori”, come Mantova e Torino, “e molte altre che non mi ricordo”.
Nell’ultima pagina del quaderno c’è un altro elenco più breve, che recita “Broni Casteggio Voghera” fino ad arrivare a Tortona. Sono le stesse città elencate da Paolo Conte nel viaggio raccontato nella canzone La fisarmonica di Stradella. Sono quelle che si incontrano (ancora oggi) viaggiando da Bologna a Torino, proprio dove sono ambientate le prime tavole del mio fumetto!
Secondo questo articolo di Federica Cappelli non può essere un caso: Goya stava facendo un viaggio nel Nord Italia, forse per andare a trovare il pittore Paolo Borroni, nativo di Voghera, che aveva vinto al posto suo il primo premio dell’Accademia di Parma.
Goya avrebbe anche potuto vincere la gara con Borroni, come si legge nel giudizio della giuria dell’Accademia di Parma, se solo si fosse “accostato di più al vero”:
Vi si è osservato con piacere un maneggio facile di pennello, una calda espressione nel volto, e nell’attitudine d’Annibale, un carattere grandioso, e se più al vero s’accostassero le sue tinte, e la composizione all’argomento, avrebbe messa in dubbio la palma riportata dal primo.
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Tutto il taccuino è stato digitalizzato nel volume El cuaderno italiano - Los origines del arte de Goya. Il pdf (in spagnolo) si può scaricare qui.