Il primo mare di Joseph Conrad
Lo scrittore vide per la prima volta il mare a Venezia, a 15 anni, durante una vacanza estiva che avrebbe segnato il resto della sua vita
Nell’estate del 1873, a 15 anni, Joseph Conrad prese la sua decisione: non voleva più studiare, voleva imbarcarsi e diventare un marinaio. Eppure non aveva ancora mai visto il mare. Lo vide per la prima volta proprio quell’estate, durante una vacanza che lo portò fin sulla laguna di Venezia.
L’infanzia di Józef Teodor Konrad Korzeniowski, che noi conosciamo come Conrad e come uno dei più importanti autori della letteratura inglese, era stata abbastanza difficile. Rimasto orfano all’età di 11 anni, crebbe nella parte di Polonia compresa nell’Impero austro-ungarico. All’epoca di cui parliamo era affidato allo zio materno Tadeusz Bobrowski e alle cure di un giovane tutore, studente di filosofia all’Università di Cracovia. Conrad aveva allarmato tutti annunciando il suo desiderio di “andare per mare”, di imbarcarsi e diventare un marinaio, come raccontò nella sua autobiografia A personal record (1912)1:
Era l’anno in cui per la prima volta avevo parlato a voce alta del mio desiderio di andare per mare. All’inizio, come quei suoni che, oscillando oltre la scala per cui le orecchie umane sono sintonizzate, rimangono irraggiungibili per il nostro senso dell’udito, questa dichiarazione passò inosservata. Era come se non fosse mai avvenuta. […] Ma ora un’onda di scandalizzato stupore (non avrebbe potuto essere maggiore se avessi annunciato l’intenzione di entrare in un monastero certosino) rifluendo fuori dalla città universitaria di Cracovia, si spargeva su diverse province. Suscitò una quantità di proteste, indignazione, pietosa meraviglia, pungente ironia e totale disprezzo. Potevo a stento respirare sotto questo peso, e certo non avevo parole per rispondere. La gente si chiedeva che cosa avrebbe fatto ora il signor T.B. con il suo preoccupante nipote, e oserei dire, gentilmente sperava che avrebbe dato presto un taglio al mio nonsense.
T.B., cioè lo zio Tadeusz, arrivò a Cracovia dall’Ucraina per dire al giovane Conrad che non si sarebbe opposto al suo desiderio, a patto che ci pensasse seriamente e che nel frattempo continuasse a studiare per gli annuali esami. Nell’estate del 1873, alla fine dell’anno scolastico, forse proprio per levargli dalla testa l’idea di andare per mare, Conrad e il suo tutore partirono per una vacanza in montagna. Visitarono Vienna per poi salire sulle Alpi svizzere. Conrad descrisse questa vacanza come un momento decisivo, una sorta di congedo dalla terraferma e dalla vecchia Europa.
Nulla era stato detto, per mesi, sul mio andare per mare. Ma il mio attaccamento al mio giovane tutore e la sua influenza su di me erano così note che deve aver ricevuto allora la missione segreta di convincermi ad abbandonare la mia follia romantica.
Era un’operazione studiata in modo eccellente, dato che né lui né io avevamo mai nemmeno intravisto il mare in vita nostra. Cosa che stava per accadere per entrambi a Venezia, dalla riva esterna del Lido.
Già prima di arrivare al mare, ancora in mezzo alle Alpi svizzere, alcuni segnali avevano fatto intravedere il futuro del giovane Conrad.
[Il mio tutore] aveva preso la sua missione così a cuore che cominciai a sentirmi sconfitto già prima di arrivare a Zurigo. Discuteva sui vagoni ferroviari, sui vaporetti di lago, discusse perfino mentre guardavamo l’obbligatoria alba sul [monte] Rigi, per Giove! Non potevano esserci dubbi sulla sua devozione nei confronti del suo immeritevole pupillo. L’aveva già dimostrata in due anni di cure incessanti e faticose. Non potevo odiarlo. Ma mi stava distruggendo lentamente, e quando cominciò a parlare sul passo della Furca era forse più vicino al successo di quanto io e lui immaginassimo. Lo ascoltavo in un silenzio disperante, sentendo che il mare dei miei sogni, fantasma desiderato e irrealizzato, sfuggiva dalla stretta inquieta della mia volontà.
Il destino però si manifestò nel passaggio di uno scozzese dalla testa calva e dalla barba nera come il carbone - il primo britannico con cui Conrad entrava in contatto. L’uomo “apparve ai miei occhi di ragazzo come una persona molto romantica e misteriosa” e la sua comparsa, soprattutto, interruppe il discorso del tutore.
Prese il suo zaino e improvvisamente si alzò in piedi. “Sei un incorreggibile, inguaribile Don Chisciotte, ecco cosa sei”. Ero sorpreso. Avevo solo quindici anni e non sapevo cosa intendesse esattamente. Ma mi sentivo vagamente compiaciuto dall’abbinamento tra il nome dell’immortale cavaliere e la mia personale follia.
All’incirca un anno dopo, nell’ottobre del 1874, Conrad lasciava la Polonia per recarsi a Marsiglia, dove avrebbe iniziato la sua vita da marinaio.
Purtroppo non abbiamo (o almeno io non ho trovato) altri riferimenti sul passaggio del Conrad ragazzo in Italia. L’unico è un brano in una lettera di molti anni dopo (1898), in cui rispondendo al suo interlocutore in procinto di visitare l’Italia, l’ormai quarantenne Conrad scriveva così (le frasi in corsivo sono in italiano nel testo originale):
Buona fortuna a te e buon viaggio, signore. Pensa a me, ogni tanto. Andrai a Milano? Sono passati ventiquattro anni da quando vidi la cattedrale al chiaro di luna. Tempi passati - avevo occhi giovani allora.
Per questo scrittore che viaggiò davvero in tutto il mondo, l’Italia era forse troppo vicina per essere presa in considerazione come meta. Però qualche giorno di vacanza nel golfo di Napoli lo fece anche Conrad, a inizio ‘900, in particolare a Capri. L’isola non gli piacque, soprattutto per via dei ricchi turisti stranieri che l’affollavano. A uno di loro dev’essersi ispirato per scrivere il racconto Il conde (1908)2 - sarebbe il conte, naturalmente - che riporta in epigrafe il celebre detto Vedi Napoli e poi mori (scritto così). Temo proprio che non sia il miglior Conrad3, però ci tengo a inserire qui almeno l’inizio del racconto.
La prima volta che parlammo fu nel Museo nazionale di Napoli, nelle stanze al piano terra che contengono la famosa collezione di bronzi da Ercolano e Pompei: quella meravigliosa eredità dell’arte antica la cui delicata perfezione è stata per noi preservata dalla catastrofica furia di un vulcano. Mi rivolse la parola lui per primo, a proposito del famoso Hermes in riposo che stavamo osservando fianco a fianco.
È praticamente la stessa scena interpretata da Ingrid Bergman nel meraviglioso Viaggio in Italia di Roberto Rossellini (1954).
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Pubblicato in Italia con il titolo Memorie da Mattioli 1885.
Il testo in inglese è qui. In italiano si trova nel volume Opere, romanzi e racconti 1904-1924 edito da Bompiani.
Anche se c’è chi sostiene, come in questo articolo, che tutta la vicenda vissuta dal conte protagonista abbia un sottotesto omossessuale.