La famiglia italiana di Edgar Degas
Il pittore francese aveva un nonno a Napoli e una zia a Firenze: erano comodi appoggi per i suoi viaggi in Italia tra il 1856 e il 1859 e divennero anche i soggetti dei suoi primi dipinti
Nel 1793 René Hilaire De Gas si era rifugiato nel Regno di Napoli per sfuggire alla ghigliottina che, a quanto pare, era pronta per lui nella Francia rivoluzionaria. Hilaire commerciava in cereali e non è ben chiaro che cosa abbia fatto per meritare il patibolo, in ogni caso a Napoli iniziò una nuova vita. Probabilmente approfittò di quella particella “De” nel suo cognome per qualificarsi come aristocratico in fuga. Diventò un banchiere affermato, si sposò con Aurora Teresa Freppa (livornese ma di origini napoletane) e con lei ebbe sette figli. Molti anni dopo, nel 1856, il nipote parigino Edgar, all’epoca aspirante pittore poco più che ventenne, venne a stare un po’ da lui a Napoli. E così René Hilaire divenne il soggetto del primo dipinto di un certo rilievo di Edgar Degas, futuro impressionista.
A differenza di tutti i viaggiatori che abbiamo incontrato finora, Degas ha quindi un pezzo di famiglia in Italia. Non c’è solo il nonno Hilaire a Napoli, ma anche la zia Laure a Firenze. Laure si era sposata con l’avvocato e giornalista Gennaro Bellelli. A quanto pare i parenti di Degas avevano un certo talento per trovarsi sempre dalla parte politica sbagliata: Bellelli era un fan di Cavour e dell’indipendenza italiana, cosa che dopo il 1848 nel Regno di Napoli non era certo ben vista. Così Gennaro e Laure furono mandati in esilio a Firenze, con tutto vantaggio per il giovane Edgar che così avrà un appoggio a Firenze e potrà studiare i capolavori del Rinascimento. La famiglia Bellelli, completa delle cuginette Giovanna e Giulia, divenne il soggetto del secondo importante dipinto di Degas.
Certo in questo dipinto tra Laure e Gennaro non sembra regnare l’amore: forse per questo Degas impiegò diversi anni a completare l’opera. Il pittore prestò particolare cura nel raffigurare le due bambine, come scrisse in questa lettera:
La maggiore [Giovanna, a sinistra nel dipinto, ndr] è davvero una piccola bellezza. La minore ha lo spirito di un demone e la bontà di un angioletto. Le ritraggo con le loro vesti neri e dei piccoli grembiuli bianchi che serviranno a ravvivarle. Vorrei una certa grazia naturale insieme a una nobiltà che non so come definire.
C’è anche una piccola sorpresa: il quadro di fianco alla zia Laure incornicia un disegno del nonno Hilaire eseguito da Degas. Probabilmente uno schizzo preparatorio per quest’altro ritratto:
I viaggi in Italia di Degas sono numerosi - è difficile ricostruirne una cronologia - ma sicuramente i più interessanti sono quelli del periodo tra il luglio 1856 e il marzo 1859, quando l’artista si sta ancora formando. Nella sua produzione di quel periodo non ci sono solo ritratti. I paesaggi, ad esempio, richiamano quelli che vent’anni prima aveva dipinto Camille Corot.
Ci sono poi figure di donne che indossano costumi della tradizione locale.
E non mancano gli autoritratti del giovane Edgar.
La famiglia tornerà a essere il soggetto del pennello di Degas anche molti anni dopo. Nel 1875-76, durante uno dei suoi ultimi viaggi a Napoli, Edgar eseguì il ritratto di Henri e Lucie Degas, rispettivamente zio e cugina dell’artista. Lucie era rimasta orfana e Henri l’aveva presa con lui, probabilmente per questo sono entrambi vestiti di nero.
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