Le visioni di Shelley
Due secoli fa, nel luglio del 1822, il poeta inglese moriva in un naufragio al largo di Viareggio. Qui lo incontriamo all'inizio del suo viaggio in Italia, in due tavole ambientate ai Bagni di Lucca
Nel luglio di due secoli fa, precisamente l’8 luglio del 1822, il poeta inglese Percy Bysshe Shelley moriva a soli 29 anni in un naufragio al largo delle coste tra La Spezia e Lerici. Passarono però diversi giorni perché il suo corpo fosse ritrovato sulla spiaggia di Viareggio (vedi la puntata Il cuore di Shelley), giorni in cui Mary (Wollstonecraft) Shelley visse in uno stato d’animo di ansia e disperazione difficile da immaginare.
Mary scrisse una lunga lettera nell’agosto di quell’anno, quando ormai la tragedia si era consumata, all’amica Maria Gisborne, in cui raccontava tutta la vicenda. In particolare riportò una specie di incubo (o visione) premonitore che Shelley aveva avuto durante il loro soggiorno a Villa Magni, a Lerici. Un incubo così vivido da farlo alzare dal letto urlando e precipitarsi nella stanza di Mary, svegliandola.
Quello che lo aveva spaventato era questo - Aveva sognato che mentre era a letto Edward & Jane [Edward Williams, che morì nel naufragio insieme a Shelley, e sua moglie Jane, abitavano a Lerici insieme a Percy e Mary] venivano da lui, erano in condizioni terribili, i corpi lacerati, le ossa che apparivano attraverso la pelle, i volti pallidi ma macchiati di sangue, riuscivano a stento a camminare, ma Edward era il più debole e Jane lo sosteneva - Edward disse - Alzati, Shelley, il mare sta allagando la casa e sta crollando tutto. Shelley si era alzato, o così aveva pensato, ed era andato alla sua finestra che dava sul terrazzo e sul mare e aveva creduto di vedere il mare che entrava dentro. Improvvisamente la sua visione era cambiata e aveva visto la sua stessa figura che mi strangolava, questo lo aveva fatto correre in camera mia, tuttavia per paura di svegliarmi non aveva osato avvicinarsi al letto, io saltando sul letto lo avevo risvegliato, o come lui disse, avevo fatto svanire quella visione.
Tutto questo era già abbastanza spaventoso, e tornandoci sopra la mattina dopo mi disse che aveva avuto molte visioni ultimamente - in una di queste aveva incontrato se stesso mentre camminava sul terrazzo, e quel se stesso gli aveva detto - “Quanto a lungo intendi essere felice”.
Mary spiega che queste visioni e questi “sdoppiamenti” non erano insoliti quando Percy era malato1. Non ho mai capito che malattia esattamente avesse Shelley, comunque la salute era stata la ragione principale che lo aveva spinto a trasferirsi in Italia quattro anni prima, nella primavera del 1818.
Lo aveva scritto al padre di Mary, William Goldwin, nel dicembre del 1817.