Mezzogiorno in Romagna
Il lavoro sul mio fumetto si chiude giustamente con un viaggio. Andiamo a Ravenna insieme a Byron, Dante e decine di comitive in gita
Era forse nell’ordine delle cose che il lavoro sul mio fumetto dovesse concludersi con un viaggio, per quanto breve. Qualche giorno fa, dopo due mesi di lavoro a ritmi forsennati, ho consegnato le ultime tavole colorate e la copertina, sono corso in bici fino alla stazione e ho preso un treno per Ravenna (non posso ancora rivelare il motivo, ma è sempre legato al libro). Il treno è lo stesso treno che quest’autunno mi portava una volta a settimana da Milano a Bologna, attraversando la pianura padana nel cuore della notte. È quel treno che una volta mi depositò a Parma, causa sciopero, vedi il post Mezzanotte in Emilia, di cui questo è l’ideale seguito.
Dopo settimane trascorse tra i livelli di Photoshop, a colorare carrozze, palazzi, paesaggi e personaggi, questo “riveder le stelle” attraverso il finestrino del treno mi lascia un po’ spaesato. Un gruppo di alberi alla stazione di Bagnacavallo mi pare uscito proprio da una tavola del mio fumetto, ma con un sospiro di sollievo mi rendo conto che questi sono già colorati, non devo pensarci io, e comunque mi sembra di aver azzeccato le tonalità di verde.
In più il treno è pieno di passeggeri. Quando lo prendevo da Milano eravamo solo io e altri tre o quattro viaggiatori, di solito avevo una carrozza tutta per me. I continui annunci insensati all’altoparlante invece sono gli stessi: strano, mi ero convinto che li mandassero solo sul treno di notte per impedirmi di addormentarmi.
Se Parma a mezzanotte era deserta, al contrario Ravenna a mezzogiorno è piena di persone, anzi di comitive. Sembra in effetti che sia in corso una Giornata Mondiale delle Gite. Studenti, gruppi di anziani o di turisti stranieri si affollano in particolare davanti alla tomba di Dante. Si mettono allegramente in posa per una foto davanti al sepolcro del poeta, e alcuni ragazzi improvvisano delle scenette “in omaggio a Dante”. Mi immagino il poeta, arcigno come sempre, maledirli tutti e creare un nuovo girone dell’inferno apposta per loro.
Realizzo adesso che lo spettro di Dante mi era apparso anche all’inizio di tutto questo lavoro. Il baluginare della prima idea di un fumetto intitolato Viaggio in Italia risale infatti a un mio viaggio a Treviso, ormai diversi anni fa. Dopo essere passato sul ponte Dante, dove una stele riporta alcuni versi della Divina commedia, avevo cominciato a pensare a un libro sul viaggio. Mi aveva colpito l’idea che il poeta più importante della letteratura italiana fosse in realtà un esule, un rifugiato, un viaggiatore. Verona, Treviso e Ravenna sono alcune delle città in cui trovò asilo dopo essere stato cacciato da Firenze.
Ma Ravenna è un luogo particolare per me. Qui, ormai quindici anni fa, ho mosso i primissimi passi come fumettista, partecipando al concorso Komikazen, legato all’omonimo festival. Bisognava presentare un’idea per un libro a fumetti, un soggetto e quattro tavole, e il premio consisteva poi nel realizzare il libro con un editore di fumetti. Nel 2009 vinsi io, appunto, e così nacque il mio primo fumetto, Diario di un addio (Comma 22), uscito nel 2010 e credo ormai introvabile.
Mentre cammino per le strade del centro confondo quindi presente e passato, ma anche realtà e finzione, perché passo da alcuni luoghi che fino a pochi giorni fa stavo disegnando o colorando. In particolare nel mio fumetto c’è una tavola ambientata in piazza San Francesco, dove sorge l’omonima basilica, proprio alle spalle della tomba di Dante. Nel disegno la osserviamo insieme a Byron, che vediamo di spalle. Non resisto alla tentazione di fermarmi a fare colazione proprio qui!
Il poeta inglese visse a Ravenna dal gennaio 1820 al novembre del 1821. Dopo diversi anni trascorsi a Venezia, Byron era quasi sul punto di tornare in Inghilterra, invece decise di seguire a Ravenna la contessa Teresa Guiccioli, con cui aveva una relazione. Teresa (Gamba era il suo cognome da nubile) aveva solo 20 anni ma era sposata con il conte Alessandro Guiccioli, un uomo sulla sessantina. La relazione con Byron era iniziata a Venezia, poi era stata scoperta e avrebbe dovuto interrompersi con il trasloco di Teresa a Ravenna. La contessa però si era ammalata gravemente e alla fine erano stati proprio il conte Guiccioli e il padre di Teresa a chiedere a Byron di starle vicino. Almeno così racconta lui. Così scriveva (in italiano) annunciando all’amata il suo arrivo:
L’Amor ha vinto. Io non ho potuto trovare forza di anima per lasciare il paese dove tu sei, senza vederti almeno un’altra volta - forse dipenderà da te se mai ti lascio più. Credeva che il miglior partito per la pace tua e la pace di tua famiglia fosse il mio partire, e andare ben lontano; poiché stare vicino e non avvicinarti sarebbe per me impossibile. Ma tu hai deciso che io debbo ritornare a Ravenna - tornaro - e farò - e sarò ciò che tu vuoi.
Byron arrivò giusto in tempo per i moti carbonari del 1820-21. Pietro Gamba, fratello di Teresa, era appunto un carbonaro e, come raccontavo nel post Al tempo dei carbonari, il poeta finì per trasformare casa sua in un deposito per le armi dei ribelli. Ma l’insurrezione prevista dai carbonari romagnoli non fece nemmeno in tempo a scoppiare: molti furono arrestati e altri costretti all’esilio, tra cui l’intera famiglia Gamba/Guiccioli. Così anche Byron lasciò Ravenna per trasferirsi a Pisa, dove già abitavano Mary e Percy Shelley.
Tra le varie cose che Byron compose a Ravenna c’è anche un breve pometto in quattro canti intitolato La profezia di Dante. Qui il poeta fiorentino parla in prima persona e dipinge un’Italia futura, predicendo l’avvento di un’era dove l’arte e la bellezza trionferanno finalmente sula guerra e sulla tirannia. Finora l’avevo trascurato ma mentre torno in treno da Ravenna provo a tradurne alcuni versi (sempre per come posso farlo io), li riporto qui perché questa è una delle chiavi con cui spero si potrà leggere anche il mio fumetto.
L’era che io predico sarà nondimeno
l’Età della Bellezza, e mentre la Calamità
Sommergerà di sofferenza le nazioni,
Il genio del mio paese sorgerà,
Un Cedro che torreggia sopra la Natura selvaggia, […]
I sovrani si fermeranno nei loro sport di guerra,
Svezzati per un’ora dal sangue, per voltarsi a guardare
Le tele o la pietra; e quelli che rovinano
Ogni bellezza sulla terra, saranno costretti a lodare,
Sentiranno il potere di quello che distruggono;
E la gratitudine incompresa dell’Arte sorgerà
Sui tiranni che la scambiano per un giocattolo.
Ero totalmente all'oscuro di questa passione ravvenate di Byron, ed è stato bello conoscerla grazie a questo viaggio. In ogni caso, in bocca al lupo con il fumetto!
Potente... Dante sembra emergere da ogni passo della storia, prima Michelangelo, adesso anche Byron... e se davvero lui che fu esule e immaginò l'inferno, potrebbe oggi dire parole così alte in speranza, ce lo fa sentire come uno di noi, sempre in vita. La voglia aumenta di sapere anche di altri, come questi certi romantici inglesi, non tanto per vicende sentimentali, quanto per quello di potente che hanno scritto. By the way, ora più che mai voglio andare a Portovenere... 😍