Non è un paese per fiamminghi
Battaglie navali, saccheggi, attacchi di pirati: l'Italia dipinta da Pieter Bruegel è molto pericolosa! Il pittore la visitò a metà '500, e poi usò i paesaggi visti come sfondo dei suoi capolavori
L’Italia del 1500 doveva essere un posto molto pericoloso. O almeno così sembravano vederla gli artisti fiamminghi che la visitavano. Non saprei come interpretare, altrimenti, le opere che Pieter Bruegel il Vecchio realizzò nel corso del suo viaggio in Italia e subito dopo il suo ritorno. Ecco un breve elenco di cose che potevano capitare allora nelle città italiane: una battaglia navale nel porto di Napoli, un’altra nello Stretto di Messina, un’incursione di pirati turchi a Reggio Calabria e infine un saccheggio, per la precisione il sacco di Roma del 1527, ad opera dei lanzichenecchi guidati da Carlo V1.
Bruegel visitò l’Italia negli anni ‘50 del 1500: non conosciamo le date esatte del suo viaggio e nemmeno il suo itinerario. L’unico modo per ricostruirlo sono appunto i disegni che sono arrivati fino a noi (o le copie eseguite dai suoi allievi) e che ora sono tracce del passaggio del maestro fiammingo in Italia. È probabile che Bruegel viaggiasse via mare, perché dal sud della Francia si spinse a Roma, a Napoli e fino a Reggio Calabria. Almeno queste sono le città che disegnò. C’è anche un paesaggio alpino, quindi è possibile che al ritorno viaggiasse via terra. Ma andiamo con ordine.
Nel ‘500 erano molti gli artisti fiamminghi che visitavano l’Italia per scoprire i tesori dell’arte antica e di quella contemporanea: il Rinascimento era in pieno fiorire e all’epoca del viaggio di Bruegel, per fare un solo nome, Michelangelo era ancora in attività. Tuttavia le cose viste in Italia non stravolsero lo stile del pittore (doveva avere tra i 20 e i 30 anni), che si mantenne fedele alla scuola fiamminga. Alcuni riferimenti italiani però trovarono il modo di infilarsi nei suoi dipinti più celebri, come vedremo.
Una delle caratteristiche dell’arte fiamminga era il punto di vista dall’alto, “a volo d’uccello”. Bruegel lo impiega per mostrare la battaglia navale nel porto di Napoli: i velieri si scontrano in mezzo al fumo delle palle di cannone, una nave affonda mentre va a fuoco, due galere tentano di speronarsi. Sullo sfondo il Maschio Angioino, Castel Sant’Elmo e un Vesuvio dalla forma insolita.
Questa battaglia probabilmente non è mai avvenuta, l’ha inventata Bruegel. Una scena analoga è ambientata anche nello stretto di Messina, in un’incisione di Frans Huys basata su un disegno di Bruegel.
Anche in questo caso c’è un vulcano scoppiettante, l’Etna, mentre sulla costa opposta una colonna di fumo si alza da Reggio Calabria. Si vede che a Bruegel piaceva dar fuoco alla città calabrese, perché la raffigurò in fiamme anche in un altro disegno, stavolta per via di un attacco di pirati turchi.
A Roma e a Tivoli Bruegel disegnò scene più tranquille (la Ripa Grande e il Tevere), ma di ritorno dal suo viaggio in Italia dipinse anche il sacco di Roma avvenuto nel 1527 ad opera di Carlo V.
Anche dal vivo, ci vorrebbe una lente d’ingrandimento per apprezzare tutti i dettagli, le scene e le scritte inserite da Bruegel, in particolare nel panorama di Roma. Tuttavia invito a concentrarsi sul Colosseo: non ci ricorda qualcos’altro?
Nei vari studi su Bruegel che ho letto per preparare questa newsletter, tutti i critici sono abbastanza certi che il pittore si ispirò al Colosseo per disegnare la sua Torre di Babele. E direi che possiamo essere d’accordo anche noi. Di certo l’anfiteatro Flavio e in generale le rovine di Roma affascinavano i fiamminghi. Il maestro di Bruegel, Hieronymus Cock, incise una serie di vedute del Colosseo, del Palatino e delle Terme di Diocleziano: anche lui era stato a Roma, una decina d’anni prima di Bruegel, e probabilmente fu lui a spingere l’allievo a visitare l’Italia. Da quel che ho capito, Cock mandava in giro i suoi allievi e poi si basava sui loro disegni per realizzare incisioni e pubblicarle. Incise anche una veduta di Firenze nel 1557. La sua casa editrice, Aux quatre vents (Ai quattro venti) ebbe il merito di far conoscere nel nord Europa i monumenti dell’antica Roma e le novità del Rinascimento italiano, creando un collegamento tra l’Italia e i Paesi Bassi.
In altre opere di Bruegel, i riferimenti “italiani” si inseriscono nei dipinti in modo più sottile. Prendiamo il famosissimo "I cacciatori nella neve e consideriamo quelle montagne sullo sfondo…
Ricordo che i Paesi Bassi sono appunto “bassi”, piatti, ma Bruegel aveva attraversato le Alpi, e ditemi se quelle montagne non sono le stesse di questo paesaggio alpino, inciso da Johannes and Lucas van Doetechum, a partire da un disegno di Bruegel.
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Il sacco di Roma è un episodio del più ampio conflitto tra il Sacro romano impero, guidato dall’imperatore Carlo V d’Asburgo, e il Regno di Francia. Dato che Carlo aveva possedeva già gran parte dell’Italia, al sud e al nord, papa Clemente VII, insieme alle Repubbliche di Genova e Venezia, formò una lega anti-imperiale. Questo, e molti altri intrighi, provocò l’attacco dell’imperatore. I lanzichenecchi, che tra l’altro erano protestanti, devastarono Roma provocando 20 mila morti, 10 mila profughi e per giunta portando la peste in città.