Renoir e il sole
Nel 1881 il pittore era stufo dell'Impressionismo, ma trovò nuovi stimoli in Italia tra gli affreschi di Raffaello e le pitture di Pompei. E per ritrarre Richard Wagner arrivò fino in Sicilia
Alla soglia dei 40 anni, il pittore Pierre-Auguste Renoir prese a viaggiare verso sud. Era la prima volta che si spingeva oltre i dintorni di Parigi: le sue mete erano la Francia meridionale, l’Algeria e naturalmente l’Italia. Il viaggio italiano in particolare - tra la fine del 1881 e l’inizio del 1882 - segnò una svolta anche nell’arte di Renoir: “Sono ancora nella malattia della ricerca - scriveva in una lettera di quel periodo -. Non sono soddisfatto. Cancello e cancello ancora […]. Sono come i bambini a scuola”.
La prima tappa del viaggio in Italia di Renoir fu Venezia. Oltre a vedute tipiche come il Canal Grande, piazza San Marco (avevamo già incontrato un dipinto di Renoir nel precedente post Gli animali di piazza San Marco), il pittore francese sembra interessato alla nebbia che copre la laguna, e all’effetto creato dal sole che tenta di passarci attraverso.
Man mano che si spostava verso sud - a Roma e poi a Napoli - il sole divenne una presenza costante nelle lettere di Renoir.
Ho perennemente il sole e posso cancellare e ricominciare quanto voglio. Solo qui si può imparare, a Parigi si è obbligati ad accontentarsi di poco. Ho studiato molto i musei di Napoli, le pitture di Pompei sono interessanti da ogni punto di vista. Così resto al sole, non per fare dei ritratti en plein soleil, ma riscaldandomi e osservando molto raggiungerò, credo, quella grandezza e quella semplicità dei pittori antichi.
Furono soprattutto le stanze di Raffaello ai Musei Vaticani a colpire Renoir, che addirittura cominciò a mettere in discussione la pittura en plein air tipica degli Impressionisti.
Raffaello, che non lavorava all’aperto, aveva tuttavia studiato il sole, perché i suoi affreschi ne sono pieni. Così, a forza di osservare l’esterno, ho finito per non vedere altro che le grandi armonie, senza più preoccuparmi dei piccoli dettagli che spengono il sole invece di accenderlo.
L’influenza di Raffaello si farà sentire negli anni immediatamente seguenti al viaggio in Italia, tra il 1884 e il 1887, quando Renoir dipinse Le grandi bagnanti. In seguito sarà lo stesso Renoir a spiegare quanto fosse decisivo e delicato quel momento per la sua arte (qui c’è anche uno degli studi realizzati per il dipinto):
Verso il 1883 c’è una cesura nella mia opera. Ero andato fino in fondo con l’Impressionismo ed ero arrivato alla constatazione che non sapevo né dipingere né disegnare. In una parola, ero a un’impasse.
Ma prima di lasciare l’Italia, prima di tornare a Parigi a far tesoro di quel che aveva visto, il viaggio di Renoir prevedeva un’ultima tappa: in Sicilia, a Palermo, per fare visita a Richard Wagner, che in quel momento soggiornava in Italia per problemi di salute. Renoir non perse l’occasione per fargli un ritratto. Wagner chiese poi di vedere il dipinto: “Ah! Ah! È vero che assomiglio a un pastore protestante!”, commentò il compositore, a quanto racconta lo stesso Renoir in una lettera.
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