Un amore di Byron
Appena arrivato a Venezia, nel novembre 1816, il poeta inglese iniziò subito una storia con la moglie del suo padrone di casa, la giovanissima Marianna Segati: e noi abbiamo ancora i suoi bigliettini!
I love you Marianna, cantava Rino Gaetano, ma invece che sulle rive della Senna siamo tra i canali di Venezia, e non navighiamo sul bateau-mouche ma su una classica gondola. Però parliamo effettivamente di una Marianna, e cioè di Marianna Segati, la giovanissima veneziana che fu il primo amore “italiano” di Lord George Gordon Byron. Originariamente questo post avrebbe dovuto intitolarsi Gli amori di Byron, ma ho dovuto rinunciare al plurale perché non è carino intasare le caselle di posta altrui. E infatti anche nel mio fumetto le varie storie d’amore vissute dal poeta inglese in Italia sono condensate in due sole tavole - servono più che altro a spiegare che tipo di vita faceva Byron a Venezia, e a raccontare la città attraverso i suoi occhi da innamorato (così si definiva lui).
Byron aveva lasciato l’Inghilterra nell’aprile del 1816 - e non vi sarebbe mai più tornato - anche per i vari scandali che la sua condotta sessuale e sentimentale aveva suscitato in patria. Il matrimonio con Annabella Millbanke era finito tra voci di incesto tra il poeta e la sua sorellastra Augusta, oltre a varie altre amanti. Tra queste c’era anche la sorellastra di Mary Shelley, Clare Clairmont, da cui Byron aveva appena avuto una bambina (e questo fu uno dei motivi per cui anche gli Shelley vennero in Italia, ma per sapere i dettagli vedi il post Trame romantiche). In ogni caso nel novembre del 1816 Byron aveva 28 anni, era appena arrivato a Venezia e già dopo una decina di giorni di permanenza scriveva:
Mi sono innamorato, cosa che, insieme a cadere in un canale (e sarebbe inutile visto che so nuotare) è la migliore (o la peggiore) tra le cose che potessi fare.
Marianna (è il suo nome) assomiglia in tutto a un’antilope. Ha quegli occhi larghi, scuri, orientali, con in loro quella particolare espressione che si vede raramente tra gli europei - anche tra gli italiani - e che molte ragazze turche si danno sfumandosi le palpebre. Lei ha questa espressione naturalmente. In breve non riesco a descrivere l’effetto di questo tipo di sguardo, almeno su di me. Ha tratti regolari e piuttosto aquilini, una bocca piccola, pelle chiara e morbida, con una sorta di colore rossastro, la fronte notevolmente bella. I suoi capelli sono scuri, lucidi, ricci, e del colore di Lady J. La sua figura è leggera e graziosa ed è una famosa cantante - scientificamente. La sua voce naturale (in conversazione, voglio dire) è molto dolce; e il tono naïf del dialetto veneziano è sempre piacevole sulle labbra di una donna.
In un’altra lettera Byron ci dà qualche informazione in più:
Quindi sono innamorato - innamorato profondamente; ma per paura che tu faccia qualche grosso errore, e mi invidi il possesso di una di quelle principesse o contesse che i vostri viaggiatori inglesi sono soliti impegnarsi a conquistare, mi permetto di dirti che la mia dea è solo la moglie di un “Mercante di Venezia”; ma è bella come un’antilope, ha solo ventidue anni […]
Marianna infatti era la moglie di Pietro Segati, un commerciante di tessuti nonché padrone di casa di Lord Byron in quei primi mesi a Venezia, quando abitava nella calle detta Frezzaria.
Preparando questo post ho scoperto che la New York Public Library conserva alcuni dei bigliettini indirizzati da Marianna a Byron. Lei lo chiama Giorgio invece di George, scrive in un italiano molto incerto (non azzecca mai una doppia) ed essenzialmente questi biglietti servono a scusarsi per essere mancata a un appuntamento. Ne trascrivo uno.
Mio bene perdonami se questa sera non poso essere con té, allora solita. Criso m’à pregata di andare da lui provar della musica. Subito al mio ritorno verò abbrasciarti e darti mile bacci di tutto core… Mio bene ti lascio con la pena ma non col core che e sempre a te viscino… amami che io ti amo bondì. Tua fida Marianna
Bisogna un po’ immaginarsi la Venezia di allora, una città in decadenza, sotto controllo austriaco da una ventina d’anni (da quando nel 1797 Napoleone l’aveva ceduta all’Austria) e nonostante tutto poetica, dove tutti sembravano impegnati in intrighi amorosi fatti di incontri clandestini e spostamenti nelle gondole ancora coperte dal felze, che sicuramente garantiva una certa intimità. Del resto non era passato molto tempo da quando tra le calli di Venezia si muoveva Giacomo Casanova!
[Venezia] è sempre stata l’isola più verde della mia immaginazione. Non mi ha deluso. Anche se l’evidente rovina potrebbe forse avere questo effetto su altri. Ma ho confidenza con le rovine da troppo a lungo per detestare la desolazione.
Ho provato a rendere l’atmosfera descritta da Byron in questa tavola:
Quando arrivò in Italia Byron era una sorta di rockstar dell’epoca: nobile, giovane, di bell’aspetto, ricco e maledetto. Il suo amico e “collega” Percy Shelley ci dà un’idea della fama di cui Byron godeva anche da noi raccontandoci un episodio avvenuto mentre stava andando a trovarlo a Venezia.
Sono arrivato da Padova a qui con una gondola e il gondoliere, senza nessun accenno da parte mia, ha iniziato a parlare di Lord Byron. Ha detto che è “un giovanotto inglese” con “un nome stravagante” che vive nel lusso e spende grandi somme di denaro.
Una delle cose che Byron amava di Venezia era la promiscuità tra le varie classi sociali, impensabile in Inghilterra. Così lui, un lord, non si faceva problemi a mescolarsi con una borghese, e in realtà più avanti nemmeno con donne del popolo. Del resto i nobili erano bruttini, a quanto pare.
[A Venezia] le donne in generale sembrano essere belle; ma in Italia, come in quasi tutto il continente, le classi più alte non sono per niente una generazione di bell’aspetto, e anzi sono considerate all’opposto dai loro compatrioti. Ci sono alcune eccezioni, ma la maggior parte di loro sono brutti come la Virtù.
E ancora:
Non so se stare con lei [Marianna] mi abbia indurito, ma non ho visto molte altre donne che mi sembrino belle. La nobiltà, in particolare, è una razza dall’aspetto triste - la borghesia è meglio.
Di nuovo Shelley, per quanto fosse lui stesso anticonformista, ci dà un giudizio molto severo sulla condotta di Byron a Venezia. Durante e dopo la storia con Marianna Segati il poeta inglese ne visse molte altre, forse troppe:
Il fatto è che le donne italiane che frequenta sono forse le più disprezzabili fra tutte quelle che esistono sotto la luna - le più ignoranti, le più disgustose, le più bigotte; contesse che puzzano così forte di aglio che un inglese normale non può avvicinarsi a loro. Bene, Lord Byron dà confidenza alle peggiori di queste donne, persone che i suoi gondolieri raccolgono nelle strade. Frequenta dei miserabili che hanno quasi perso l’andatura e l’aspetto di esseri umani e che non si fanno scrupolo di darsi a pratiche che in Inghilterra credo non solo che non abbiano un nome ma che siano state raramente concepite. Lui dice che disapprova, ma sopporta. È profondamente scontento di se stesso […] Ma è un grande poeta. E quando gli parli ha un certo grado di candore che sfortunatamente non dura oltre la tua partenza.
Le relazione tra Marianna e George andò avanti per più di un anno, ma a un certo punto rischiò di interrompersi. Lascio qui sotto che sia lo stesso Byron a raccontare come, in un estratto da una delle sue numerosissime lettere indirizzate al poeta irlandese Thomas Moore. È un buon esempio del motivo per cui ho finito per innamorarmi delle storie di questi artisti: nelle lettere in particolare la scrittura di Byron è molto più libera, spontanea e divertente che nelle sue opere ufficiali. Giudicate voi stessi.
Alle dieci di sera ero a casa da solo (Marianna era andata con suo marito a una conversazione), quando la porta del mio appartamento si aprì ed entrò una ragazza bionda (per essere un’italiana) e di bell’aspetto di circa 19 anni, che mi informò che era sposata con il fratello della mia amorosa e sperava di poter parlare con me. Risposi in modo educato e parlammo un po’ in italiano e in romaico (essendo sua madre una greca di Corfù) quando dopo pochi minuti, con mia grande sorpresa, entrò Marianna Segati, in propria persona, e dopo aver salutato con grande gentilezza me e sua cognata, senza una sola parola la acchiappò per i capelli e le sferrò una dozzina di ceffoni, che avrebbero fatto soffrire il tuo orecchio anche solo a sentire il loro eco. Non ho bisogno di descrivere le urla che seguirono. Afferrai Marianna che, dopo diversi vani sforzi di sfuggirmi e di inseguire la nemica, infine svenne tra le mie braccia; e nonostante le parole, l’acqua di Colonia, l’aceto, mezza pinta d’acqua e Dio solo sa quali altri liquidi, non si riprese fino a dopo la mezzanotte.
Dopo aver maledetto i miei domestici per aver fatto entrare gente senza avvertirmi, scoprii che quella mattina Marianna aveva visto sulle scale il gondoliere di sua cognata e, sospettando che la sua apparizione non preannunciasse nulla di buono, era tornata o di propria iniziativa o era stata raggiunta da una delle sue domestiche o da qualche altra sua spia alla conversazione, da cui era tornata per perpetrare quest’azione pugilistica. Avevo già visto scazzottate prima di allora, e altre scene del genere fuori e dentro la nostra isola, ma non era ancora tutto.
Dopo circa un’ora arrivò chi? Ma naturalmente il signor Segati, il suo signore e marito, e mi trovò con sua moglie svenuta sul sofà, con tutta quella confusione intorno, capelli arruffati, cappelli, fazzoletti, sali, bottigliette da odorare, e la signora pallida come cenere, priva di sensi e di movimenti. La sua prima domanda fu: “Cosa significa tutto questo?”. La signora non poteva replicare, così risposi io. Gli dissi che la spiegazione era “la cosa più semplice del mondo”, ma che al momento era meglio far riprendere sua moglie, o almeno i suoi sensi.
Non devi allarmarti per me - la gelosia non è all’ordine del giorno a Venezia e i pugnali sono fuori moda, mentre duelli per questioni d’amore sono sconosciuti, almeno con i mariti. Ma nonostante questo è stato uno strano affare. E anche se doveva sapere che facevo l’amore con Marianna, tuttavia credo che non fosse a conoscenza, almeno fino a quella sera, del punto a cui eravamo arrivati. È risaputo che quasi tutte le donne sposate hanno un amante, ma è consuetudine salvare le forme, come nelle altre nazioni. Perciò io non sapevo che diavolo dire. Non potevo rivelare la verità, per riguardo a lei, e non ho scelto di mentire per salvare me stesso. Del resto la cosa si spiegava da sola. Pensai che la cosa migliore fosse lasciare che fosse lei a spiegare la questione come preferiva (una donna non si trova mai senza idee, il diavolo sta sempre dalla loro parte) - ero solo determinato a proteggerla in caso di violenza da parte del signore. Vedevo che era piuttosto calmo. Lei andò a letto e il giorno dopo non so come sistemarono la cosa, ma la sistemarono. Bene, poi ho dovuto spiegare a Marianna di questa mai abbastanza confusa cognata, cosa che feci giurando innocenza, fedeltà eterna, ecc, ecc, Ma la cognata, indignata per essere stata trattata in quel modo ha raccontato il fatto a metà Venezia e i servitori all’altra metà. Ma qui nessuno bada a queste sciocchezze, se non per divertirsene.
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