Un fotografo scozzese in Vaticano
Robert Macpherson era arrivato a Roma nella speranza di affermarsi come pittore, invece diventò il primo fotografo, a metà '800, ad avere accesso ai Musei Vaticani
“La fotografia è stata la mia occupazione per gli ultimi venti anni. Intrapresa casualmente, l’ho trovata così affascinante che rimango tutt’ora un fotografo, senza sentire per questo di aver abbandonato l’arte o di aver rinunciato ad ambire al titolo di artista”. Scriveva così, nel 1863, lo scozzese Robert Macpherson, nell’introduzione al suo volume Vatican Sculptures. Macpherson doveva essere un personaggio particolare: dopo aver studiato Medicina a Edimburgo, era arrivato a Roma intorno al 1840, trentenne, con l’idea di diventare un artista. Nella cerchia degli artisti stranieri si distingueva, a quanto pare1, perché indossava il costume tipico del suo clan (un kilt??) e perché risultava piacevole a tutti.
La sua carriera di pittore tuttavia non decollò mai. Si ha notizia di un solo dipinto, un tipico paesaggio della campagna romana, datato 1842. Però sembra che Robert si sia imbattuto, in mezzo a una serie di vecchi dipinti messi all’asta, nella Deposizione di Cristo nel sepolcro di Michelangelo: ne riconobbe la qualità nonostante i secoli di sporcizia e fumo accumulati sulla tela, acquistò il quadro per pochissimo e infine riuscì a venderlo (forse di contrabbando) per 2 mila sterline alla National Gallery di Londra, dove il dipinto si trova tutt’ora.
Gli anni ‘40 e ‘50 dell’800 erano però anche quelli in cui nasceva la fotografia, e Macpherson fu uno dei primi a capire le potenzialità del mezzo. Abbandonò i pennelli e prese a sperimentare le nuove tecniche, soprattutto la stampa all’albume. Mise su un’attività a Roma, in concorrenza con altri pionieri della fotografia come i fratelli Alinari. Macpherson però considerava la fotografia un’arte, anche se magari non la più alta, e se stesso un artista. Si capisce bene dai suoi scatti, che conservano l’occhio del pittore.
Nel 1863 Macpherson pubblicò Vatican Sculptures, un catalogo delle sculture presenti nei Musei Vaticani, tutte accompagnate da una breve scheda e dai disegni realizzati dalla moglie, l’illustratrice Gerardine Bate. Robert ne parla nell’introduzione al volume, ma lei non viene citata per nome…
Ho provato ad arricchire il mio testo con una piccola ma fedele rappresentazione di ogni opera d’arte. Le illustrazioni che, sotto la mia supervisione, sono state eseguite dalla non inesperta mano di mia moglie, sono state in primo luogo attentamente ricalcate dalle fotografie. Questi profili, ridotti fotograficamente alla loro misura attuale, sono poi stati incisi su legno e ri-disegnati con cura tenendo la fotografia originale sotto mano.
Alla fine del volume si trova anche l’elenco di tutte le fotografie scattate da Macpherson, circa 3002, tutte in vendita a 5 scellini l’una. Evidentemente non abbastanza, perché Robert e Gerardine si trovarono presto in ristrettezze economiche (è il motivo per cui lui si decise a vendere il “suo” Michelangelo). E forse la Roma degli anni immediatamente successivi all’unità d’Italia, e prima della breccia di Porta Pia (1870), non era una città particolarmente florida… Probabilmente anche la salute di Robert non era buona: morì nel 1872, lasciando la moglie Gerardine in seria difficoltà.
Ma anche la salute di Gerardine era malmessa, e in più doveva tirare avanti con due bambini piccoli. Si dedicò alla scrittura e al giornalismo, pubblicando ad esempio la biografia di sua zia Anna Jameson3, un’importante storica dell’arte. Il libro uscì in realtà dopo la morte di Gerardine, avvenuta nel 1878: Margaret Oliphant, curatrice del volume, descriveva così gli ultimi anni romani di Gerardine:
Fronteggiò la sua sfortuna con il coraggio di un eroe. Qualunque cosa le capitasse di poter fare lei la intraprese, coraggiosa, preparata, brillante, senza esitazioni: ora dava lezioni o letture in inglese, ora lavorava come amanuense, ora scriveva trafiletti per i giornali […]. Durante le estati afose, quando tutti quelli che potevano fuggire dalla città pericolosa erano fuori Roma, lei prese in più di un’occasione il posto di corrispondente per un quotidiano inglese che poteva permettersi un sostituto per quella terribile stagione, e lavorava lì sotto il sole feroce di luglio e agosto.
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Le varie notizie su Macpherson sono ricavate principalmente da questo articolo (in inglese).
Un buon numero di fotografie di Robert Macpherson si possono vedere sul sito del Getty Museum.
Qui c’è il testo completo in inglese.