Il cavalier Conan Doyle
Nel 1895 il creatore di Sherlock Holmes venne coinvolto a sua insaputa nelle oscure manovre del primo ministro italiano di allora, Francesco Crispi, sullo sfondo delle guerre coloniali
C’è un piccolo intrigo che lega Arthur Conan Doyle all’Italia, e non poteva essere che così per il creatore di Sherlock Holmes. Il 24 gennaio 1895, lo scrittore scozzese ne raccontò l’origine in una lettera alla madre Mary:
Ho ricevuto una lettera da un agente italiano che mi offre una decorazione (!) se permetterò al giornale del Signor Crespi di tradurre la storia “Il trattato navale”. È buffo, no? Mi chiedo di che si tratti. “Cavaliere comandante dell’ordine imperiale della corona di ferro di Lombardia” andrebbe bene per me.
Il “signor Crespi” è in realtà Francesco Crispi, allora primo ministro del governo italiano. The Adventure of the Naval Treaty è uno dei molti racconti brevi con protagonista Sherlock Holmes: al centro dell’intrigo c’è il furto di un documento che sancisce un accordo navale tra Gran Bretagna e Italia. Probabilmente fu questo ad attirare l’attenzione di Crispi, ed effettivamente la storia venne pubblicata in Italia col titolo Il furto del trattato nel 18951. Il racconto venne pubblicato a puntate, senza specificare che si trattava di un’opera di finzione, e soprattutto con l’aggiunta di alcune righe finali:
Giuseppe Harrison aveva letto il Trattato e ne ricordava benissimo il contenuto principale. Non potendo più offrire il documento originale all’ambasciata di Francia, si limitò a fare una speculazione giornalistica e vendette i suoi ricordi a un uomo politico2.
Probabilmente Crispi voleva usare il racconto di Conan Doyle per far credere che veramente qualcosa di grosso bolliva in pentola nei rapporti diplomatici tra Italia e Gran Bretagna (a spese della Francia). Era l’epoca in cui l’Italia tentava l’avventura coloniale nel Corno d’Africa, prima in Eritrea e poi in Etiopia, e il complesso sistema di alleanze tra i vari Paesi europei aveva un peso. È di questo periodo (1896) la celebre sconfitta di Adua, che Conan Doyle in una delle sue lettere commentò con il consueto sarcasmo inglese:
I poveri italiani sembrano aver subito una brutta mazzata. Non sono forti abbastanza a casa per colonizzare all’estero. Che riformino il loro sistema per i bagagli3.
In ogni caso, Conan Doyle ricevette la decorazione e fu nominato dal re Umberto I Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia.
I rapporti di Conan Doyle con l’Italia però non si fermano qui. Esiste una foto che ritrae Conan Doyle a Roma nel 1898: probabilmente lo scrittore era semplicemente in vacanza. C’è anche H. G. Wells!
Nel 1907, dopo la morte della prima moglie, Conan Doyle si sposò con Jean Elizabeth Leckie. Fu l’occasione per un lungo viaggio di nozze attraverso Europa, da Londra a Costantinopoli, con tappe in Italia a Venezia, Roma e Napoli4.
Avevamo già parlato della visita di Conan Doyle al fronte italiano durante la Prima guerra mondiale (simile a quella di altri scrittori inglesi come H. G. Wells e Rudyard Kipling). Nel 1916 visitò il fronte sull’Isonzo e ne scrisse su The Times, in un articolo che è pura propaganda: i soldati italiani sono paragonati ai legionari romani, il generale Cadorna “è un antico romano”, “tutti lo amano e si fidano di lui”… e cose di questo genere.
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La traduzione “modificata” è stata riedita nel 2008 in Il furto del trattato, a cura di Alessandro Gebbia e Stefano Guerra. Tutta questa storia è stata scoperta dall’associazione Uno studio in Holmes. Il giornale si chiamava “Il Giornale” ma non credo fosse quello odierno.
Così riporta questo articolo de La Stampa.
Si tradurrà così? Nell’originale c’è scritto “Let them reform their luggage system”.
L’associazione Uno studio in Holmes ha pubblicato un volume, Viaggio in Italia, che ricostruisce l’itinerario di Conan Doyle in Italia.