La grande cometa del 1858
Nei diari dei viaggiatori in Italia è impresso il passaggio della Cometa di Donati, dal nome dell'astronomo che la osservò per primo, a Firenze. Fu fotografata, dipinta e raccontata in tutto il mondo
La Cometa, allorché io la scuoprii il 2 di giugno, si presentava come una piccola macchia nebulosa del diametro di circa 3’, avente una luce uniforme su tutta la sua estensione.
Così Giovanni Battista Donati, nelle sue Memorie astronomiche (1862), racconta il primo avvistamento della cometa a cui diede il suo nome, “una delle più belle per la sua grandezza e per il suo splendore”: era il 2 giugno del 1858 e la Cometa Donati fu scoperta all’Osservatorio di Firenze1, dove l’astronomo lavorava. Cominciò a essere visibile a occhio nudo il 3 settembre, e fino a fine ottobre rimase una presenza fissa nel cielo notturno: fu osservata un’ultima volta all’inizio del marzo 1859, all’osservatorio del Capo di Buona Speranza.
Per la sua bellezza e grandezza, la Cometa Donati fu la prima cometa “pop”, potremmo dire. È la prima di cui esiste una fotografia, anche se non è una foto come la intendiamo oggi, è più una macchia su un foglio2. In compenso il passaggio della cometa fu documentato dagli artisti, come del resto succede ancora oggi nell’astronomia, quando si deve mostrare ciò che non è visibile agli occhi (per esempio nel caso degli esopianeti, come spiega la NASA).
La Cometa Donati ovviamente non appariva solo nei cieli italiani, ma il suo passaggio è rimasto impresso nei diari e nelle memorie di chi viaggiava in Italia in quel periodo. Nell’estate/autunno del 1858, ad esempio, si trovava a Firenze Nathaniel Hawthorne, l’autore de La lettera scarlatta. Lo scrittore americano passò alcuni mesi in una casa in collina, nella zona di Bellosguardo. Racconta il figlio Julian3:
Ogni giorno dopo il tramonto la possente e brillante cometa di Donati si allungava attraverso la valle in un grande e fiero arco, e rimaneva visibile fin quasi al mattino.
Anche il pittore americano Elihu Vedder era in viaggio in Italia proprio in quei mesi del 1858.
Ricordo bene quando andai a Venezia, perché era al tempo di una grande Cometa, che vidi per la prima volta mentre me ne stavo andando. A Venezia era sopra gli uomini di bronzo che battono le ore nella Piazza, e sembrava lunga una yard. A Bologna si allungava fino alla fine della strada e a Firenze riempiva un quarto dell’orizzonte. Era una visione molto impressionante e da allora mi è servita come calendario - solo che ho dimenticato in che anno accadde.
Vedder esagera, ma anche il compositore Richard Wagner vide la cometa a Venezia, dove era arrivato nell’agosto del 1858: Venezia era la città in cui si ritirava spesso per comporre (vedi la puntata Tra le onde con Richard Wagner).
I frequenti viaggi in gondola verso il Lido costituirono il mio principale divertimento praticamente per tutta la durata del mio soggiorno a Venezia. Era specialmente nei nostri viaggi di ritorno al tramonto che ero sempre sopraffatto da impressioni uniche. Durante la prima parte del nostro soggiorno, a settembre di quell’anno, vedemmo in una di queste occasioni la meravigliosa apparizione della grande cometa, che al tempo era all’apice della sua brillantezza, ed era generalmente vista come presagio di un’imminente catastrofe.
Charles Dickens non era in Italia in quel periodo (l’aveva visitata nel 1844-45), ma scrisse della Cometa Donati sulla rivista che dirigeva, Household Words: nell’articolo Chips from the Comet (novembre 1858), chiedendosi se questa non potesse ospitare degli abitanti.
[…] dobbiamo esitare prima di stabilire che anche la cometa di Donati non possa avere i suoi abitanti. Potremmo immaginarli svegliarsi e danzare, come uno sciame di moscerini, al loro avvicinarsi al sole, e poi cadere di nuovo in un indolente letargo quando il loro lungo, lungo inverno ricomincia.
Evidentemente l’idea che l’apparizione di una cometa fosse un cattivo segno doveva essere comune: negli anni successivi si diffuse la convinzione che presto una cometa si sarebbe scontrata con la Terra. La paranoia doveva essere così forte che convinse Donati - che nel frattempo era diventato famoso - a calmare gli animi scrivendo un breve saggio sull’argomento, intitolato Dell’urto di una Cometa con la Terra (1872). Inizia così:
Molte Gazzette davano poco tempo fa la notizia che fra cinque anni una Cometa avrebbe urtato la Terra. A un tratto i cinque anni si sono ridotti a cinque mesi; e infatti, si va ora dicendo che l'urto accadrà nel venturo agosto; e si dice di più che qualche astronomo vede di già questa terribile Cometa, che è di una grandezza straordinaria e veramente spaventevole!
Dopo aver spiegato che non c’era nessuna cometa in vista, che le comete sono spesso oggetti piccoli e la Terra non avrebbe nulla da temere, che simili paure si erano diffuse già molti anni prima, che insomma “non vi è davvero nulla di straordinario che possa mettere in apprensione”, Donati conclude:
Forse questa credenza generale deriva da ragioni tutt’altro che astronomiche; inquantoché l’errore si insinua e diffondesi molto più facilmente della verità.
Un disegno della Cometa Donati finì anche sulla quarta di copertina della prima edizione della raccolta di poesie di Lewis Carroll Fantasmagoria e altre poesie (1869).
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La Cometa Donati doveva avere una forma simile alla Cometa Neowise del 2020, per chi la ricorda, ma a quanto pare era molto più grande e brillante.
La cometa fu fotografata il 27 settembre 1858 da William Usherwood, in Inghilterra, ma la foto non è giunta fino a noi. George Phillips Bond la fotografò invece il 28 settembre all’Osservatorio dell’Harvard College: riuscì però a fotografare solo il nucleo e non la coda.
Nella biografia Nathaniel Hawthorne and His Wife (1884).