Tra le onde con Richard Wagner
Il compositore tedesco sognò il preludio de "L'oro del Reno" durante un riposo molto agitato in un albergo di La Spezia. Soggiornò diverse volte in Italia, soprattutto a Venezia, dove morì nel 1883
Un Mi bemolle bassissimo suonato e tenuto da un fagotto, un bicordo di Mi bemolle e Si bemolle, poi entrano i corni in una breve scala, pian piano si aggiungono gli archi e i fiati e le note che formano l’accordo di Mi bemolle si rincorrono formando melodie sempre diverse, portandoci in tonalità via via più alte. Dal letto di un fiume stiamo lentamente salendo in superficie. È il preludio de L’oro del Reno, che il compositore Richard Wagner sognò in un albergo di La Spezia.
Non mi aspettavo che Wagner mi risultasse simpatico, e invece sono rimasto affascinato dalla sua biografia, almeno per quanto riguarda i suoi viaggi in Italia, e credo che il compositore tedesco si stia guadagnando un posticino nel mio fumetto.
Nell’estate del 1853 Wagner si trovava a Zurigo, ma decise di scendere in Italia, fino a Genova, come raccontò nella sua autobiografia. Era alla ricerca di un po’ di pace, per comporre qualcosa di nuovo, così decise di salpare per La Spezia.
Il mio unico obiettivo era ancora quello di trovare un rifugio dove potessi godere della pace congeniale a qualche nuova creazione artistica […] Volevo fuggire dal frastuono tremendo del porto [di Genova], vicino a cui soggiornavo, e cercare la calma più assoluta; e pensando che una gita a La Spezia mi avrebbe fatto bene, ci andai con un vaporetto una settimana dopo. Anche questa escursione, che durò solo una notte, si trasformò in un’avventura provante, grazie a un violento vento contrario. La dissenteria peggiorò a causa del mal di mare e nelle condizioni più stremate, a mala pena in grado di trascinarmi per un altro gradino, riuscii a raggiungere il miglior hotel di La Spezia, che, con mio orrore, era posto in una strada stretta e rumorosa.
È a La Spezia che, in condizioni non certo pacifiche come quelle che cercava, Wagner ebbe l’ispirazione per il preludio del Rheingold, cioè L’oro del Reno.
Dopo una notte passata tra febbre e insonnia, il giorno dopo mi forzai a intraprendere una camminata attraverso le colline nei dintorni, che erano coperte di alberi di pino. Sembrava tutto cupo e desolato, e non sapevo che ci facessi lì. Rientrato nel pomeriggio, mi sdraiai, stanco morto, su un divano, attendendo la tanto desiderata ora del sonno. Non arrivò; ma caddi in una specie di stato di sonnolenza, in cui improvvisamente mi sentii come affondare in un’acqua che scorreva veloce. Il rumore dei flutti si trasformò nella mia mente in un suono musicale, l’accordo di Mi maggiore, che riecheggiava di continuo in forme spezzate; questi accordi spezzati sembravano passaggi melodici di movimento crescente, tuttavia la triade pura del Mi maggiore non cambiava mai, ma nel suo persistere sembrava conferire significati infiniti all’elemento in cui stavo affondando. Mi svegliai dalla mia allucinazione in un terrore improvviso, sentendomi come se le onde scorressero alte sopra la mia testa. Riconobbi all’istante che l’ouverture orchestrale per il Rheingold, che doveva essere rimasta a lungo latente in me, mi era stata infine rivelata. Poi capii velocemente la mia stessa natura; la corrente della vita non sarebbe fluita a me da fuori, ma da dentro.
Ora volendo si può provare ad ascoltare questo preludio. Confesso la mia ignoranza in fatto di musica lirica: non ne sapevo nulla e devo dire che questo brano è stato una meravigliosa sorpresa1.
Dalle profondità del Reno la musica lentamente ci porta in superficie dove troveremo le tre Ondine (Rhein Maidens o Figlie del Reno, le creature leggendarie che popolano il fiume) intente a prendere in giro il nano Alberich, che poi finirà per rubare il loro oro. Eccole in una splendida illustrazione di Arthur Rackham 2 del 1910.
Mi sembra di notare una certa attrazione per l’acqua da parte di Wagner. E forse non è un caso se scelse proprio Venezia come luogo dove ritirarsi periodicamente a comporre (Tristano e Isotta fu scritto proprio nella città lagunare). Il suo primo soggiorno veneziano risale al 1858, solo pochi mesi prima che scoppiasse la guerra tra Piemonte (più Francia) e Austria. Era la Seconda guerra d’Indipendenza e in quel momento Venezia era una città governata dagli austriaci, anche se nelle parole di Wagner sembra più una città occupata. Nella sua autobiografia ce ne offre uno spaccato, sempre attraverso la musica.
I direttori nei due reggimenti austriaci di stanza lì [a Venezia] cominciarono a suonare mie ouverture, Rienzi e Tannhauser per esempio, e mi invitavano ad assistere alle prove nelle loro caserme. […] Queste orchestre suonavano a sere alternate tra le brillanti luminarie nel mezzo di piazza San Marco, le cui proprietà acustiche per questo genere di produzioni erano davvero eccellenti. Spesso verso la fine del mio pasto venivo improvvisamente sorpreso dal suono della mia stessa ouverture; poi, mentre sedevo alla finestra del ristorante lasciandomi andare alle impressioni della musica, non sapevo dire cosa mi colpisse di più, l’incomparabile piazza magnificamente illuminata e piena di un incalcolabile numero di persone in movimento, o la musica che sembrava esser portata via in una gloria frusciante dai venti.
Solo una cosa mancava, che ci si sarebbe certo potuti aspettare da un pubblico italiano: le persone raccolte attorno alla banda, a migliaia, ascoltavano con trasporto, ma nessun paio di mani si lasciava mai andare tanto da applaudire, perché il più piccolo segno di approvazione per una musica militare austriaca sarebbe stato visto come un tradimento verso la Patria italiana. Tutta la vita pubblica a Venezia risentiva di questa frattura tra la gente comune e le autorità; questo era particolarmente evidente nei rapporti della popolazione con i soldati austriaci, che attraversavano Venezia come olio sull’acqua.
Negli anni successivi Wagner fu diverse volte in Italia, in questa newsletter lo avevamo già incrociato nel 1882 a Palermo, dove Renoir dipinse il suo ritratto. Ma fu a Venezia che Wagner morì, il 13 febbraio del 1883, per un attacco cardiaco. La sera prima3 lesse ad alta voce qualche pagina di Undine, una novella4 con protagonista proprio un’Ondina, davanti alla famiglia riunita. Tra i presenti c’era anche il pittore Paul van Joukowski, che lo ritrasse in un rapido schizzo mentre leggeva. Poi Wagner si mise al pianoforte, e forse ispirato dalla lettura suonò il lamento delle sue Ondine, quello che chiude L’oro del Reno.
Mentre gli dei attraversano il ponte/arcobaleno per prendere possesso della loro nuova dimora (il Valhalla) odono il lamento delle Ondine che implorano per la restituzione dell’oro, ma il dio Wotan non vuol stare a sentirle e manda Loge a zittirle. Tutto finisce, com’era iniziato, nelle acque del Reno, dove le sue figlie cantano, ammonendo gli Dei:
Ciò che è vero e fedele è solo qui nel profondo
Falso e vile è tutto quel che splende in superficie
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L’odore del viaggio - L'odore della macchina nuova, l'odore del caffè del termos, la puzza delle fabbriche (o delle stalle) e infine il profumo del mare: tutto in due tavole di cui qui si racconta la nascita
Disegnare Lord Byron - Il poeta inglese fu raffigurato in modi anche totalmente diversi tra loro. Partendo dai ritratti e dai busti realizzati durante il suo periodo in Italia, anche io sto provando a disegnarlo
Il Paradiso degli esuli - Così definì l'Italia Percy Shelley. Ma già per i Romani era una terra creata per aiutare gli uomini, soprattutto quelli persi nel Mediterraneo e in fuga da una guerra, come l'Enea di Virgilio
I vestiti di Goethe - Tra disperati tentativi di districarmi tra marsine, giustacuori e altri indumenti di fine '700, è nata l'idea per una tavola, la prima in cui incontriamo lo scrittore tedesco
Lode alla penna-pennello - È giunto il momento di parlare della "brush pen" - modificata da me - con cui sto disegnando tutto il fumetto sui viaggi in Italia. Con esempi illustrati.
Memorie e souvenir - Gli oggetti custodiscono ricordi, come sapevano bene due personaggi lontani nel tempo - l'imperatore Adriano e Goethe - ma simili nella loro veste di viaggiatori.
La forma dell’Italia - Fino a pochi secoli fa nemmeno i cartografi sapevano con precisione come fosse fatta la penisola. L'Italia che cambia forma nelle mappe di Greci, Romani e Arabi sarà forse l'incipit del mio libro.
Io, impressionista - Uno scorcio, o una certa luce, o a volte un suono. Sono le cose che mi rimangono quando da un viaggio è trascorso abbastanza tempo.
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Per approfondire L’oro del Reno c’è questa splendida lezione in cui Elisabetta Fava al pianoforte ci guida attraverso la struttura dell’opera.
Non sono del tutto certo delle notizie qui riportate (arrivano dalla biografia di Wagner scritta da Robert Gutman nel 1968, ma non sono riuscito a controllare il testo originale), ma sono troppo affascinanti per non raccontarle.
Undine, pubblicata nel 1811 dallo scrittore romantico tedesco Friedrich de la Motte Fouqué, è la storia di una Ondina che abbandona il mare per sposarsi con un cavaliere. Era una storia molto popolare nell’800: a noi ricorda chiaramente La Sirenetta di Andersen, che però è stata scritta dopo, nel 1837!
I S P I R A T I S S I M O (che bello)