6 Comments

Avevo letto recentemente la storia sul Post e alla fine rimango sempre con un dubbio: Ma come siamo rimasti in Italia a livello di teoria del restauro? Perché da quanto mi ricordo la maggiore differenza è ancora quella ottocentesca, ovverosia fra fautori del restauro integrativo (Viollet-le-Duc) come in questo caso e restauro conservativo (Ruskin fondamentalmente), dove la politica è quella di non toccare niente ma esclusivamente di consolidare. Addirittura leggo sulla Treccani che "per Ruskin, al contrario, ogni forma di restauro integrativo altro non era che «la peggiore delle distruzioni» e delle «menzogne»; le opere, come ogni forma di vita, avevano diritto di morire, magari lentamente grazie a un’accorta prevenzione verso i fattori di degrado." Non so, in generale, guardando alla situazione nostrana, mi pare che i due approcci si equivalgano, ma sicuro mi sbaglio

Expand full comment
Mar 21·edited Mar 21Liked by Pietro Scarnera

Bellissima storia! Si può dire che la ricostruzione indovinata non sia frutto di eccezionali abilità o passioni, ma di un atteggiamento aperto? La descrizione delle differenze fra lui e l'inglese tipico lo suggerirebbe. Giustappunto questa mattina si parlava di entusiasmo nella pubblicazione di @stefanotodeschi disponibile qui

https://stefanotodeschi.substack.com/p/presentare-contenuti-con-entusiasmo

E in quanto ai Greci ecco forse la risposta alla presenza di comunità straniere insediate da secoli nel nostro Sud. Saranno gli stessi che attraggono me fra i Griki del Salento? 😃

Expand full comment
Mar 17Liked by Pietro Scarnera

Ogni volta è un viaggio meraviglioso. Grazie!

Expand full comment