Melville sul Po
Un fiume "giallo come il Mississippi", così registra lo scrittore americano nel suo diario dall'Italia: un testo pieno di annotazioni fulminee, perfetto per essere tradotto a fumetti
Il viaggio di Herman Melville in Italia, nel 1857, è diverso da tutti gli altri. Dopo aver visitato la Grecia, l’autore di Moby Dick sbarcò a Messina il 13 febbraio, per poi risalire l’Italia “al contrario” rispetto a quanto facevano gli altri viaggiatori (che, essendo quasi tutti europei, scendevano dalle Alpi). Il suo Diario di una visita in Europa e nel Levante non è nemmeno un vero racconto, ma una serie di annotazioni fulminee, di quelle che si scrivono per mandare a memoria le cose appena viste. È un diario privato e fu pubblicato solo molti anni dopo perché ritenuto interessante come oggetto di studio1. Eccone un esempio: è il 20 febbraio 1857 e Melville è a Napoli:
in Strada de Toledo. Grandi folle. Potevo a stento distinguerla da Broadway2. Mi sembrava di essere lì - Caffè molto pieni. - Molte ricevitorie del lotto, tutte con piccoli altari della Vergine e il bambino, illuminati - decorazione dozzinale. Riflessioni curiose. La spinta religiosa alla malvagità. - A casa per le 9 e a letto.
Questo tipo di scrittura, così sincopata e densa di immagini, è perfetta per essere trasposta a fumetti. Non ho resistito alla tentazione di farlo, anche se probabilmente potrò inserire solo tra molte molte pagine questa scena di Melville che attraversa il Po, il 31 marzo del 1857.
Probabilmente questo passaggio si svolge a Pontelagoscuro o a Polesella: in queste due località oggi ci sono dei comodi ponti, ma ho faticato parecchio prima di capire che all’epoca del viaggio di Melville il Po non si attraversava così facilmente. Il “vecchio traghetto” di cui scrive probabilmente non c’entra nulla con l’idea di traghetto che abbiamo oggi, ma doveva essere una specie di chiatta che collegava una sponda all’altra. Ne sono abbastanza sicuro perché se ne parla in Attraversare il grande fiume, una pubblicazione curata dall’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, piena di immagini, che illustra proprio come si attraversava il Po, dall’antichità fino all’inizio del Novecento.
Come scrive Howard C. Horsford nell’introduzione all’edizione del 1955, pubblicare il diario di Melville serviva a “mostrare in qualche modo come funzionava la sua mente e lo stesso processo della creazione”.
Napoli doveva proprio assomigliare a Broadway, perché anche Mark Twain la descrisse allo stesso modo: "È Broadway replicata in ogni strada, in ogni cortile, in ogni vicolo!”, scrisse nel suo Gli innocenti all’estero del 1867 (ne abbiamo già parlato in una precedente newsletter).
Sono colpita dalla profondità e dalla vastità delle ricerche che stai facendo. Già che ci siamo, forse è possibile che, alla fine dell'800, Broadway fosse piena di immigrati dal sud Europa? Questo renderebbe plausibile il suo aspetto levantino.