I pellegrinaggi di Franz Liszt
Il pianista scrisse un'intera suite ispirata a Dante, Petrarca e Michelangelo. Arrivò in Italia nel 1837 in una fuga d'amore insieme a Marie d'Agoult, scrittrice, che qui finisce per rubargli la scena
Dopo Mozart e Wagner, proseguiamo il filone dei musicisti/viaggiatori in Italia con Franz Liszt. Il compositore ungherese ci ha lasciato una sorta di diario in musica del suo primo periodo italiano, tra il 1835 e il 1838: è la seconda suite degli Années de pèlerinage (anni di pellegrinaggio) interamente dedicata all’Italia. I brani che la compongono furono scritti tra il 1837 e il 1849 e sono ispirati ad altrettanti capolavori o maestri dell’arte italiana: lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, la statua di Lorenzo di Piero de’ Medici scolpita da Michelangelo nella basilica si San Lorenzo a Firenze e detta “il pensieroso”, Salvator Rosa, e poi tre sonetti di Petrarca e una Fantasia quasi Sonata ispirata a Dante. Nel 1861 Liszt aggiunse altre tre composizioni: Gondoliera, Canzone e Tarantella. Evidentemente in questo caso l’ispirazione fu la musica italiana, da quella popolare all’opera (la Canzone prende le mosse dall’Otello di Rossini).
Sono tutti splendidi, ma per dare un’idea metto qui i miei tre brani preferiti, Sposalizio, Dopo una lettura di Dante (Fantasia quasi Sonata), e Tarantella (o se volete qui c’è la suite completa).
Liszt arrivò in Italia a 26 anni insieme a Marie de Flavigny, contessa d’Agoult, che per lui aveva abbandonato il marito e le due figlie. Marie era nata a Francoforte, era una scrittrice ed era di qualche anno più grande di Liszt (sei anni per la precisione). Insieme ebbero tre figli, tra cui Cosima, nata in Italia e futura sposa di Richard Wagner. La coppia visse inizialmente in Svizzera, poi in Italia, principalmente a Milano, a Bellagio (sul lago di Como) e a Venezia. Il pittore Henri Lehman, che in quegli anni viveva a Roma, li conobbe e li ritrasse entrambi, anche se in momenti diversi.
La relazione adulterina tra Franz e Marie risvegliò purtroppo la morbosità di alcuni artisti (qualcosa del genere lo avevamo già visto per la pittrice Angelica Kauffmann). Chissà che intenzioni aveva il pittore Joseph Danhauser quando nel 1840 realizzò questo dipinto.
Ad ascoltare Liszt che si esibisce al pianoforte è qui radunato un bel gruppo di artisti romantici: seduti da sinistra troviamo i romanzieri George Sand e Alexandre Dumas padre. Alle loro sedie si appoggia Victor Hugo. In piedi, abbracciati, il violinista Niccolò Paganini e Gioacchino Rossini. Dietro di loro compare il ritratto ormai a noi familiare: è Lord Byron! Mentre il busto alla finestra è quello di Beethoven. Marie d’Agoult invece non merita di essere ritratta di fronte. Peccato. Dispiace anche per Honoré de Balzac, che si sentì in dovere di scrivere la novella Béatrix (1839), dove Beatrix è proprio Marie, dipinta come una donna affascinante ma perfida ed egoista che fa perdere la testa a un giovane musicista (chissà chi sarà!).
Tuttavia è propio grazie a Marie d’Agoult se sappiamo qualcosa di più sulla vita di Liszt in Italia. Esiste un libro che ripercorre questo periodo, si chiama Lettres d’un bachelier ès musique (potremmo tradurlo con Lettere di uno studente di musica) e pare che a scriverlo fu proprio Marie, nella veste di ghost writer per Franz. In questo passo ci racconta ad esempio l’incontro tra Liszt e l’editore musicale Giovanni Ricordi:
Sono qui in giro tra le vie di Milano proprio come se stessi passeggiando per i boulevard di Parigi e presto, senza sapere come, mi ritrovo davanti alla porta di Casa Ricordi, proprio di fronte a La Scala. […] Entro e prontamente mi siedo davanti a un pianoforte aperto. Comincio a improvvisare, che è il mio modo di presentare le mie credenziali. Ricordi è lì. Io non conosco lui e lui non conosce me. Ascolta e comincia a entusiasmarsi, ma, come più tardi mi confessò, non aveva ancora pranzato ed era molto affamato. L’entusiasmo stuzzica il suo appetito. Pensa al risotto che lo sta aspettando, così durante una delle mie cadenze scappa a rifocillarsi e ritorna in uno stato d’animo ancora più amichevole di prima. Ancora non mi dice niente, ma lo sento sussurrare al suo assistente: “Questo o è Liszt o è il diavolo!”. Così, trovandomi sfidato apertamente, andai da lui e mi presentai. Non so se riesco a ricordarmi quello che ci dicemmo, ma nel giro di cinque minuti Ricordi mi aveva offerto l’uso della sua casa di campagna in Brianza, il suo posto a La Scala, la sua carrozza e i cavalli e i 1500 spartiti di cui detiene i diritti.
Da Bellagio, invece, guardate un po’ cosa scrive (quasi sicuramente) Marie:
Quando scriverai la storia due amanti felici, ambientala sulle sponde del lago di Como. […] Sì, caro amico, se nei tuoi sogni vedi la forma ideale di una donna la cui bellezza divina non sia una trappola per i sensi, ma una rivelazione per l’anima, e se un giovane uomo dal cuore onesto e sincero appare là di fianco a lei, scrivi una storia d’amore commovente e cominciala con le parole: “Sulle sponde del lago di Como”
Le Lettere comparvero tra il 1837 e il 1841 sulla Gazette Musicale di Parigi, I promessi sposi di Alessandro Manzoni era già comparso in una prima versione nel 1827, prima della definitiva del 1840-42. Si vede che Marie l’aveva già letto!
Ora io dovrei parlare del terzo periodo di Liszt in Italia, quando il musicista si recò in Vaticano per ricevere gli ordini minori e la tonsura e venne soprannominato Abbé Liszt, mentre componeva sempre più musica sacra. Ma sinceramente, che noia.
Lasciamo quindi Liszt al pianoforte e continuiamo la storia di Marie d’Agoult, che è straordinaria. La relazione con Liszt fu abbastanza burrascosa - lei a un certo punto lo definì un “Don Giovanni parvenu” - e terminò nel 1844. Marie tornò a Parigi e cominciò a pubblicare con lo pseudonimo (maschile) di Daniel Stern. Così firmò ad esempio la Storia della Rivoluzione del 1848 e soprattutto, nel 1864-66, Dante e Goethe, una raccolta di dialoghi che mira a tracciare un parallelo tra i due grandi artisti. Il volume è dedicato alla figlia Cosima:
La tua nascita e il tuo nome sono italiani; il tuo desiderio o il tuo destino ti hanno resa tedesca; io sono nata in terra tedesca, la mia stella è nel cielo d’Italia. È per questo che ho voluto destinare a te questi ricordi in cui si mescolano Dante e Goethe: doppio culto, dove le nostre anime si incontrano; patria ideale, dove sempre, qualunque cosa accada, e anche quando tutto quaggiù ci dovrà separare, resteremo unite in un amore inalterabile.
Dante e Goethe attirò l’attenzione di Giuseppe Mazzini, anche lui un dantista (nel 1844 aveva pubblicato il saggio Opere minori di Dante): iniziò così tra i due una corrispondenza a distanza tra Parigi e Londra, dove Mazzini era allora in esilio. Purtroppo di questi scambi sono rimaste solo le lettere di Mazzini, che quasi sempre saluta Marie chiamandola “sorella in Dante”.
E Liszt?? Be’, continuò a essere considerato un virtuoso del pianoforte, anche se veniva ferocemente preso in giro per la sua canonizzazione. Ho ritrovato ad esempio questa piccola perla: una serie di caricature1 - praticamente un fumetto - con cui nel 1873 l’illustratore ungherese Janis Janko descrisse un concerto di Liszt. Le ho messe qui (non è che so l’ungherese, ho trovato la traduzione in inglese!) sotto forma di gif animata:
Nel 1883 Liszt aggiunse una terza parte ai suoi Années de pèlerinage dedicati all’Italia. Il mio brano preferito è quello ispirato ai giochi d’acqua di Villa d’Este:
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Inspiegabilmente, il numero della rivista Borsszeem Janko su cui apparvero questi disegni ha una seconda pagina interamente scritta in italiano e intitolata “Gazzetta ladra”, piena di nonsense e giochi di parole in italiano. Non ci credete? Il pdf è qui.